Si potrebbe dire che sia la storia di un coniglio, anzi di una coniglietta. O meglio, si potrebbe dire che sia la storia della prima coniglietta poliziotto. Una coniglietta poliziotto che, contro tutti i più diffusi pregiudizi, diventa amica di una volpe. Si potrebbe dire che è la storia di una coniglietta poliziotto, Judy, e della sua amica volpe, Nick, che, insieme, indagano sul più losco colpo di tutti i tempi, architettato dalla più insospettabile mente criminale della città di Zootropolis.
Ma sarebbe riduttivo. Perché l’ultimo film d’animazione della Disney è molto di più. È quel “di più” che si fa fatica a nominare, che fa spalancare la bocca di un bambino in un lungo “oooohh” davanti al farsi immagine di ciò che da sempre gli hanno raccontato le favole più belle e che da sempre ha immaginato nelle sue più mirabolanti fantasie, come il ghiacciolo gigante dell’elefante o la microcittà (nella città) abitata solo da topolini.
Ma è anche quel “di più” che cattura l’adulto, ricorrendo alla favola per parlargli del suo mondo, del nostro mondo, a partire dalle lentezze burocratiche leggendarie degli uffici pubblici fino alla mafia e alle clientele, dalle piccole truffe per sbarcare il lunario ai giochi politici più tristemente noti. Un mondo fatto di videoclip, ma la star è una sensualissima gazzella (la voce è prestata dalla cantante Shakira) accompagnata sul palco da muscolosi e scodinzolanti tigrotti a petto nudo; un mondo fatto di alternativismi di ogni genere, ma la maestra di yoga è un’elefantessa e l’hippy di turno un bue tibetano dall’irresistibile parlata toscana; un mondo fatto di relazioni virtuali, ma a telefonare su skype alla propria coniglietta preferita sono mamma e papà coniglio.
E infine c’è la storia: avvincente, incalzante, imprevedibile, ritmata. Senza lungaggini, ma con il giusto spazio, alla fine, per la morale, quella dei buoni che vincono sui cattivi, del bene che sconfigge il male, perché non bisogna mai smettere di crederci, come l’intera filmografia disneyana, senza esclusione di colpi, ci insegna e ci ripete da sempre.
La bravura di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush sta forse proprio nel saper tenere insieme tanti elementi, senza scegliere mai per una linea che ci faccia dire “è un film per” o “è un film su”. Facendo così di Zootropolis un film che, quando parla del sogno americano, non dimentica di parlarci anche dei grandi sogni del bambino che c’è in ognuno di noi.
Monica Cristini
Zootropolis
Regia: Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Sceneggiatura: Jared Bush. Doppiaggio italiano: Massimo Lopez, Paolo Ruffini, Nicola Savino, Frank Matano, Diego Abatantuono. Musiche: Michael Giacchino. Origine: Usa, 2016. Durata: 108′.