“Faire vivre la robe”, rendere un vestito vivo, questa magia è stata realizzata da Yves Saint Laurent, uno dei più grandi stilisti del XX secolo. Il cinema, dopo l’Amour Fou di Pierre Thoretton, torna a rendere omaggio a colui che può essere definito l’artista del tessuto par excellence, icona rivoluzionare del mondo della moda. La pellicola è diretta da Jalil Lespert, regista di origine algerina come lo stesso YSL che nel film è interpretato da Pierre Niney, attore sublime e giovane pensionnaire della Comédie-Française.
La storia del famoso couturier francese viene ripercorsa fin dai primi anni della sua esperienza lavorativa nella Maison Dior, quando iniziò appena diciassettenne, poi l’incarico di direttore artistico della stessa casa di moda e l’incontro decisivo con Pierre Bergè (Guillaume Gallienne), suo fedele socio e compagno fino alla morte, avvenuta nel 2008. La sceneggiatura, coscritta dal regista assieme a Marie-Pierre Huster e Jacques Fieschi, tratta dall’omonimo romanzo di Laurence Benaïm, tende a penetrare nella turbolenta vita di YSL piuttosto che a descriverne superficialmente le tappe fondamentali a partire dalla sua attività professionale. Le due linee si fondono inevitabilmente, ma l’attenzione è rivolta soprattutto ai momenti più intimi: le difficoltà affrontate per raggiungere il successo, le crisi esistenziali, la propria omosessualità e la discesa verso gli eccessi più sfrenati. Niney in tal senso risulta essere perfetto, sia per l’incredibile somiglianza che per la recitazione impeccabile: le nevrosi, i gesti lenti, il modo di arcuare la testa e di tenere in mano la sigaretta, sono tutti tratti peculiari che solo un grande attore è in grado di riprendere ed introiettare su di sé manifestandone le ragioni interiori.
Bergè, il mecenate che per primo riconobbe nel giovane stilista un talento rarissimo e lo seppe sfruttare al meglio, ha voluto collaborare attivamente alla realizzazione del film mettendo a disposizione i veri abiti conservati dalla Fondazione Saint Laurent, nonché partecipando alla stesura della sceneggiatura per renderla il più possibile vicina alla realtà dei fatti. Egli fu una figura importantissima, grazie alle sue capacità imprenditoriali Laurent poté fondare la sua Maison de Couture e la griffe di lusso YSL riuscì ad imporsi sul mercato internazionale. L’unione tra genio creativo e fiuto per gli affari è dunque all’origine di tutto, ma il percorso che questi due uomini intrapresero non fu affatto semplice: a minacciare il loro rapporto affettivo ed insieme lavorativo intervennero i continui tradimenti, il legame soffocante pari a quello tra un padre autoritario e il proprio figlio ribelle ed infine la terribile malattia. Ciò nonostante l’estro eterodosso che Yves Saint Laurent dimostrò di avere fin dagli inizi della sua carriera rimane ed è testimoniato da questa pellicola. Colui che seppe rinnovare e modernizzare l’immagine femminile negli anni della contestazione ha donato alla moda le intuizioni più eclettiche, dagli omaggi ai pittori del Novecento (Picasso, Mondrian, Matisse) alle commistioni con l’esotismo di paesi lontani. Con questo film si comprende il travaglio di una vita intensa, quella di un genio creatore che però ricorda, citando Proust: “Il vero paradiso è quello che hai perduto”.
Jenny Rosmini
Yves Saint Laurent
Regia: Jalil Lespert. Sceneggiatura: Jalil Lespert, Marie-Pierre Huster, Jacques Fieschi. Fotografia: Thomas Hardmeier. Montaggio: François Gedigier. Musica: Ibrahim Maalouf. Interpreti: Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Le Bon. Origine: Francia, 2014. Durata: 100′.