“Il film, così com’è, non è approvato da Vivienne Westwood. Lorna Tucker ha chiesto di filmare l’attivismo di Vivienne… ma non ci sono nemmeno cinque minuti di attivismo nel film… È un peccato perché il film è mediocre, e Vivienne e Andreas [suo marito] non lo sono”. E’ questa la dichiarazione rilasciata dalla casa di moda alla vigilia della prima mondiale al Sundance Film Festival di Westwood: Punk, Icon, Activist.
A Vivienne Westwood il film non è piaciuto.
Lorna Tucker la conobbe nel 2008, durante le riprese di un videoclip pensato dalla designer per una campagna di sensibilizzazione sui diritti civili. Divennero ben presto amiche e lavorarono ancora insieme ad alcun cortometraggi e ad un film ispirato a Climate Revolution, il progetto di Westwood a sostegno dei rifugiati climatici.
Ex modella e con un passato difficile alle spalle, Tucker è affascinata dallo spirito anticonformista della stilista inglese e la considera un modello contagioso. Il ritratto che ne fa ci restituisce una donna coerente ed integra nelle scelte. Una donna viva, che non si rifugia nel passato ma che combatte ogni giorno la sua battaglia, abituata ad affrontare i fallimenti senza mai darsi per vinta. Una di quelle persone che, anziché invecchiare, preferisce crescere ed evolversi. In apertura si mostra restia a parlare di sé. In alcune riprese nel suo atelier appare ruvida e persino polemica con i suoi collaboratori. Quasi infastidita dalla macchina da presa, sembra riluttante a rispondere alle domande. Non vorrebbe parlare dei Sex Pistols ma non può farne a meno. E’ da lì che ebbe avvio l’avventura del punk, dopo l’incontro con Malcolm McLaren, manager del gruppo, che Vivienne sposò e da cui ebbe un figlio.
Fa specie ritrovare al Victoria and Albert Museum le maglie indossate da Johhny Rotten durante i concerti, maneggiate con i guanti bianchi dalle curatrici mentre ne spiegano il senso stilistico. E quando le immagini di quei concerti passano, private del sonoro originale, dietro a quelle specie di camicie di forza riusciamo a leggere un preciso intento creativo, non solo vuota provocazione. E non solo il fiuto per gli affari di McLaren, noto per il suo opportunismo senza scrupoli. “Volevamo sovvertire la società ma tutto era marketing.” Del resto lei l’aveva intuito da subito, quando si accorse che gli stessi capelli a punta portati da lei e dai partecipanti ai quei concerti, vennero sdoganati da Vogue poco dopo.
Ma si può continuare ad incarnare lo spirito punk diventando uno dei principali brand della moda e Dama di Commenda dell’Impero Britannico? Tucker sembra dirci di sì: Vivienne Westwood ci è riuscita. E’ nell’urgenza creativa il senso profondo del suo percorso di vita. E’ grazie ad un lavoro incessante ed appassionato che riesce a ripartire da zero ad ogni caduta, caparbiamente, come solo le persone coerenti con se stesse sanno fare. Tra difficoltà ed ostacoli le sue idee prendono forma e si realizzano sulle passerelle più prestigiose.
Tucker confeziona un racconto intimo attraverso le testimonianze del marito, ex allievo e devoto collaboratore, quelle amorevoli dei figli, degli amici e delle supermodelle che hanno sfilato per lei. La vita di Westwood sembra volerle insegnare che ogni evento positivo ha un prezzo da pagare: la relazione con McLaren, che le apre uno spazio nel mondo della moda ma le porta dolore, delusione e problemi. Il riconoscimento da parte dell’establishment culturale conquistato con anni di fatica e dedizione, sopportando con fierezza la derisione della stampa inglese. Lo sviluppo inarrestabile della sua attività commerciale, che entra in conflitto con la sua idea anticapitalista e sostenibile del lavoro. Eppure lei è pronta a riconoscere con gratitudine la fortuna ricevuta. E’ con questo spirito che si lancia senza riserve in battaglie sempre attuali.
Ed è proprio per questo che il film la delude: avrebbe voluto fosse un megafono per gridare al mondo il suo monito in difesa dell’ambiente, in modo molto più diretto. Il marito le rimprovera di essere a volte troppo diretta, ma allo stesso tempo riconosce che le persone di quel tipo sono necessarie: sono loro che possono cambiare il mondo.
Sabrina Luoni
Westwood: Punk, Icon, Activist
Regia: Lorna Tucker. Musica Originale: Dan Jones. Origine: UK, 2018. Durata: 83′.