Forse ci siamo, forse sta arrivando la fine del mondo. Se fosse davvero così, vorrei essere accompagnata da Wall-E perchè lui ha già visto la nostra terra ridotta a polvere e spazzatura.
Lui è quel robot (dell’omonimo film di Andrew Stanton per la bella animazione della Pixar) dagli occhi buoni e un po’ lento, ma preciso nell’assemblare cubetti di rifiuti alti come grattacieli che, nel caos degli oggetti abbandonati, scopre una videocassetta di un film d’amore e si commuove. Lui è quel robot che, nel triste grigiore di uno spazio disumanizzato, vede una piccola pianta ancora verde e se ne prende cura. Lui che, con il corpo meccanico, è capace di far battere un cuore, e quel suo cuore si innamora di Eve.
Eve – come la prima donna biblica, più moderna e svelta di Wall-E – è stata programmata per riscoprire la vita sulla terra, con uno sguardo sempre puntato verso il cielo. Ma in fondo a Wall-E e a Eve non interessa granché riconsegnare un pianeta vivo agli esseri umani, forse perché sono convinti che non ce lo meritiamo. Ai due robot interessa, soprattutto, salvaguardare e coltivare il loro amore. Eve si è impegnata, infatti, a conquistare Wall-E con tutte le astuzie femminili; Wall-E ha fatto di tutto – ma proprio tutto – per starle vicino; e, infine, i due suggellano la loro storia con una straordinaria danza spaziale.
Qualcuno afferma che ci è stato regalato il paradiso in terra; Wall-E e Eve hanno cercato di restituircelo. Chissà se, dopo l’avvento della profezia Maya, torneranno per aiutarci a riscoprire il senso del rispetto e a provare di nuovo sentimenti ed emozioni.
Alessandra Montesanto