Al Museo Interattivo del Cinema di Milano ha avuto luogo la proiezione di Finalmente il cinema!, documentario che ripercorre le tappe fondamentali delle origini del cinema, un viaggio incantevole ed appassionante scritto e realizzato da Jérôme Prieur, cineasta francese.
Nel lontano 1895, data a cui si è soliti far riferimento per la nascita del cinema vero e proprio, Auguste e Louis Lumière proiettarono in un seminterrato parigino una serie di fotografie scattate in rapida successione per un pubblico pagante; era il cosiddetto cinematografo che per la prima volta proponeva uno spettacolo condiviso e non più individuale. Di pochi anni più antico era il kinetoscopio di Thomas Edison che con lo stesso procedimento tecnico limitava la fruizione ad un solo ed unico spettatore.
Ma queste due tappe sono da considerarsi, per un certo verso, solo il punto d’arrivo di una lunga e complessa gestazione, il risultato ultimo di una serie di ricerche ed invenzioni.
Il documentario di Jérome Prieur cerca di individuare e capire i meccanismi che hanno portato alla nascita e alla diffusione della settima arte, un percorso lungo un arco di vari secoli che parte dalla storia delle macchine della visione fino alle più recenti forme di spettacolo ottico popolare.
La parabola temporale è assai ampia e ci conduce fino alle fantasmagorie di Étienne-GaspardRobert, fisico aereonauta, meglio noto come Robertson, figura affascinante ed enigmatica, scelta da Prieur come voce guida per questo stupefacente viaggio a ritroso dalla preistoria fino all’avvento del cinema moderno. Nella sua multiforme cultura si mescolano suggestioni diverse e contrastanti: la magia nera e lo spiritismo, la tradizione spettacolare dalla lanterna magica al teatro d’ombre di Françoise-Dominique Séraphine.
Robertson brevettò nel 1799 il fantascopio, una lanterna magica montata su un carrello mobile che veniva posta dietro uno schermo trasparente per proiettare senza essere visibile agli spettatori, e quindi spostava avanti e indietro per rimpicciolire e ingigantire le immagini dipinte su vetro, fisse o animate, facendole avvicinare, allontanare e scomparire improvvisamente. Nel tetro e sanguinoso scenario della Parigi rivoluzionaria, Robertson coinvolge sapientemente lo spettatore rievocando spettri, fantasmi e redivivi, con un’abile regia di effetti acustici, luminosi e pirotecnici.
Si tentò nel corso degli anni di perfezionare tecniche e marchingegni che consentissero una sempre più fedele rappresentazione della realtà e del movimento, si comprese l’importanza della messa in scena e l’esigenza di condurre il fruitore in un universo meraviglioso dove tutto è possibile. La genesi delle scoperte della visione trae le sue origini dalle prime teorizzazioni da parte dei gesuiti a partire dal Cinquecento, da qui si dirama a largo raggio un’incessante attività di esplorazione e verifica che ha condotto ad innumerevoli scoperte in campo scientifico, ma anche all’acquisizione di un ampio bagaglio immaginativo ed evocativo, necessario per la creazione di “nuovi mondi”. In Europa, tra Settecento e Novecento, si assiste alla crescente diffusione di forme di spettacolo ambulante e popolare che costituiscono la culla e la memoria della futura sala cinematografica. Una folla anonima di venditori di sogni visivi animano le strade e le piazze europee, schiere di imbonitori richiamano l’attenzione del pubblico astante ed in questo clima si dischiude la possibilità di dar vita ad un linguaggio universale.
L’applicazione della fotografia allo spettacolo ottico nel corso dell’Ottocento determina la nascita di nuove forme di linguaggio visivo e con l’enorme incremento delle possibilità di riproduzione dell’immagine che ne derivano si accresce a dismisura il repertorio degli spettacoli tradizionali. In particolare, vedute stereoscopiche su carta e vetro, dispositivi di proiezione, fotografie animate destinate all’osservazione mediante strumenti ottici.
Molti i personaggi protagonisti di questa incredibile evoluzione nel campo della sperimentazione: Joseph Plateau, Émile Reynaud, Eadweard Muybridge, Étienne-Jules Marey e molti altri.
Come si è passati dal perfezionamento della lanterna magica al cinema dei fratelli Lumière?
Il racconto di Prieur vuole tentare di rispondere a questa domanda e lo fa in maniera formidabile, realizzando un piccolo omaggio al cinema e alla sua incredibile storia.
Jenny Rosmini