Sono passati tanti anni dall’ottobre del 1995, quando uscì il numero zero di Cinequanon, rivista edita da Filmstudio 90 con l’intento di pensare al cinema come luogo e linguaggio adatti alla battaglia delle idee. Una rivista che nel tempo ha raccolto attorno a sé un folto gruppo di appassionati e di cinefili, desiderosi di costruire uno strumento informativo che fosse anche di approfondimento, uno spazio di riflessione capace, nonostante i tempi bui, di lanciare stimolanti messaggi in una bottiglia.
Cinequanon nasceva, con grande coraggio e un pizzico di follia, con il proposito di “smuovere le acque fin troppo torbide che vorrebbero il cinema del tutto organico ai processi di omologazione in atto da tempo”, dove logiche di mercato e rinuncia a lottare per le diversità culturali “vanno a braccetto per impedire la nascita di nuove consapevolezze, di nuove costruzioni di senso”. Parole precise fin dal primo editoriale, un linguaggio chiaro e combattivo per affermare che, contro i cliché di un industria culturale appiattita, era importante rilanciare l’urgenza del sapere diversificato, del disordine creativo e di eccentriche visioni.
In un’epoca senz’altro di stanchezza non solo per il cinema e la cultura, ma per qualsiasi dinamica creativa, sullo sfondo di un generale disimpegno culturale e con un forte ritorno alla soddisfazione di bisogni privati, Cinequanon per quindici anni ha fatto la sua piccola battaglia, diffuso gratuitamente in sale d’essai, biblioteche, festival e affiancando il lavoro di promozione culturale in egual modo militante portato avanti da Filmstudio 90, che scegliendo di rimanere associazione senza fine di lucro, oltre a gestire sale d’essai, ha saputo costruire nel tempo progetti radicati sul territorio come Esterno Notte o Cinemaragazzi, reti per la cultura forti e durevoli come Un posto nel mondo e Di terra e di cielo e festival come Cortisonici. (Apriamo una parentesi. Le cose in questi anni sono cambiate? Nell’ultimo numero della rivista , aprile 2009, già in epoca digitale, ad esempio si denunciava l’occupazione sistematica delle sale da parte di alcune major, con la penalizzazione della produzione indipendente).
In questo percorso fatto di teoria e di “buone prassi”, la democrazia audiovisiva veicolata da internet e dalle tecnologie digitali ha addirittura favorito la pratica del cinema di massa, facendo crescere anche nel nostro territorio una leva di giovani registi, spesso alle prese con il cinema corto, rendendo accessibili a tutti nuovi linguaggi e direzioni comunicative. Anche i luoghi del sapere cambiano e si aprono nuove opportunità di lavoro culturale: è per questo motivo che diventa sempre più urgente riallacciare ambiti di riflessione, magari più veloci ed efficaci: è tornata prepotente la voglia di riprendere l’esperienza di Cinequanon, sfruttando le possibilità del web e realizzando la rivista, questa volta online.
Il progetto di Cinequanon online è dedicato al soggetto che dovrebbe raccogliere l’eredità di questo importante lavoro, il pubblico giovanile, poco valorizzato oggi nonostante l’urgenza di trasformare in racconto i propri bisogni reali, le proprie aspirazioni. Per questo il magazine intende essere sia sito di ricerca che di scambio, notiziario di attualità e blog di una comunità partecipe, curiosa, attiva. Vecchi e nuovi collaboratori si lanciano in questa rinnovata avventura, che si inserisce nel progetto GenerAzioni, sostenuto anche da Fondazione Cariplo.
Giulio Rossini