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Venuto al mondo: l’amore non basta

Una guerra atroce, qual è stata la recente guerra in Bosnia, s’intreccia ad una complessa ed avvincente storia d’amore e amicizia: questo ci racconta Venuto al mondo, l’ultimo film di Sergio Castellitto, o per lo meno ci prova. Se l’omonimo romanzo della moglie, Margaret Mazzantini, era stato ampiamente apprezzato dalla critica e dai lettori, la resa cinematografica non si rivela all’altezza delle aspettative. Indubbiamente un film difficile, questo va detto, per complessità narrativa e contesto storico, ma soprattutto per l’intersecarsi continuo di questi due elementi, che inevitabilmente rischia di trascinare più verso l’uno che verso l’altro. E in effetti Castellitto scivola, e cade rovinosamente, dalla parte del romanzo d’amore, della vicenda sentimentale, cui la guerra sembra sostanzialmente dare soltanto un tocco di sgraziata drammaticità. Del resto fin troppo drammatici, ai limiti del teatrale, o addirittura del caricaturale, sono i personaggi stessi, tanto caratterizzati da risultare stereotipati, al punto che ogni loro frase, ogni loro gesto, non può che apparirci assolutamente prevedibile. La vicenda procede a ritmi alternati, lentissima in tutta la sua prima parte, un limbo in cui sostanzialmente accade ben poco, per poi rotolare velocissima verso la fine, in un’accelerata ad effetto, dalla metà in poi. Se l’espediente indubbiamente funziona, e riesce a tenere in sala lo spettatore che dopo la prima ora cominciava decisamente ad annoiarsi, viene da dire però: peccato per la storia, il cui fascino si sgretola in una suspense che quasi ci sa di telefilm giallo, e in cui l’unica domanda che ci ossessiona è “ma chi è stato?”. Per fortuna Penelope Cruz, bravissima nonostante tutto, risolleva i toni del film, anche se, inutile dirlo, non basta, per di più se si pensa alla caduta di stile che rappresenta la recitazione del giovanissimo Pietro Castellitto, ai limiti del tragicomico. Peccato, va ripetuto, perché sarebbe potuto essere un bel film, e invece è un racconto in cui si parla troppo, si grida anche, ci si strazia e ci si dispera, ma senza sfumature, senza un crescendo, senza giochi di toni. Sempre un po’ sopra le righe, il film ci urla addosso dall’inizio alla fine, e quelli che avrebbero dovuto essere i momenti di massima drammaticità ci bombardano come un po’ tutto il resto, finendo per scorrer via quasi inosservati. Determinate trovate retoriche non possono poi che farci sorridere, come quando in chiusura Gojko, con una gestualità che quasi ci ricorda certe scene topiche di Via col vento,  saluta la barca che si allontana gridando: “Per me la parola più bella è grazie”. Ecco, almeno questo Castellitto poteva risparmiarcelo.

Monica Cristini

Venuto al mondo

Regia: Sergio Castellitto. Sceneggiatura: S. Castellitto, Margaret Mazzantini. Fotografia: Gianfilippo Corticelli. Montaggio: Patrizio Marone. Musica: Edurardo Cruz. Interpreti: Emile Hirsch, Penélope Cruz, Adnan Haskovic, Luca De Filippo, Sergio Castellitto, Jane Birkin, Saadet Aksoy. Origine: Italia, 2012. Durata: 132′.

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