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Venezia 78: Eltörölni Frankot (Erasing Frank)

Tre ragazzi incollano furtivamente i manifesti del loro gruppo metal in un longtake volutamente sporco e pastoso, per poi seguirli, camera a mano, quando si nascondono in una galleria, mentre i blindati della polizia pattugliano la zona.
La settimana internazionale della critica ci sorprende con Eltörölni Frankot (Erasing Frank), opera prima dell’artista e performer Gábor Fabricius, autore di diversi cortometraggi presentati in vari festival tra cui TIFF.
Il regista ungherese ci riporta al 1983, mostrandoci le peripezie di Frank, cantante di un gruppo metal bandito dal regime sovietico. L’accanimento della polizia arriva a rinchiuderlo in un ospedale psichiatrico per “eccitazione antistato”, ma la sua rabbia è tale che è disposto a tutto pur di non tacere.
La cinepresa 16mm con cui è girato l’intero film ci trasporta in un viaggio immersivo che rievoca fedelmente l’atmosfera di quegli anni dominati dall’estetica metal. La complessa struttura sonora del film risulta efficace nella costruzione di quell’immaginario, con il suo tappeto di chitarre elettriche, fischi e suoni metallici che si estendono per tutto il film.
Tra le influenze registiche più evidenti, a detta dello stesso autore, troviamo il Friedrick Wiseman di Titicut Follies, documentario che racconta la drammatica realtà di un ospedale psichiatrico americano. Il progetto di Fabricius si costruisce come un processo al sistema repressivo dell’Ungheria sovietica, mettendo in scena vittime e carnefici di un’epoca in cui non era permesso giudicare.
In Erasing Frank la storia passa in secondo piano di fronte a un impianto estetico ben strutturato, in cui i numerosi longtake girati a mano libera non sono affatto gratuiti o indice di un inutile virtuosismo, ma calcolati per trasmettere il senso del pericolo incombente, come se anche noi stessimo fuggendo dall’ospedale psichiatrico.
Benché il film sia ambientato negli anni Ottanta non è difficile intuire che la critica al regime sovietico si possa estendere ad ogni tempo, passato, futuro, ma soprattutto presente. Una rappresentazione senza tempo di come il potere affronta i suoi demoni, che siano il capitalismo o le ideologie totalitarie a cui è possibile opporsi esclusivamente con la solidarietà, strumento che lavora contro un potere intenzionato ad emarginare individui e collettività

da Venezia, Isa Tonussi

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