Ad animare il red carpet veneziano sette belle ragazze ucraine che si agitano e urlano invitando i presenti alla prima fuori concorso del documentario Ukraina ne bordel. Molti, compreso il sottoscritto, rapiti dalla veemente presenza delle 7 ragazze sono entrati in sala per poi passare la prima mezz’ora a rimpianger questa scelta: il documentario racconta la genesi e il successo di Femen, gruppo di protesta ucraino fondato nel 2008. Il movimento è divenuto famoso nel mondo per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale e il sessismo. Tra gli obiettivi di Femen incrementare le capacità intellettuali e morali delle giovani donne ucraine, ricostruire l’immagine di un paese dalle ricche opportunità e non solo bordello per stranieri. Le Femen hanno recentemente manifestato in Italia mostrando il seno a Silvio Berlusconi che immaginiamo ora particolarmente sensibile alle tematiche proposte.
La prima parte del documentario racconta questa storia con annessi pippozzi riflessivi sul senso di protestare contro la mercificazione del corpo femminile mostrando il proprio nudo davanti ai fotografi. Ma solo dopo il film decolla e affonda il colpo: attraverso un’intervista, telefonate registrate e immagini di repertorio conosciamo Victor, deus ex machina o, come si autodefinisce, il patriarca di un movimento contro il patriarcato. Victor si paragona a Marx, scrive testi e slogan, traccia la strategia ma soprattutto guida il movimento con decisione: “finita la lezione, andate a fanculo”, così conclude una riunione mentre le ragazze dichiarano candidamente d’esser psicologicamente dipendenti da lui. Ukraina ne bordel chiude il suo circuito coinvolgendoci in un racconto di donne che mostrano il corpo contro il suo lo sfruttamento da parte degli uomini, ma ricevendo ordini da un uomo dispotico. Luci accese, le ragazze si mettono in posa per mille foto. Victor è assente, probabilmente a Kiev impegnato a scrivere il prossimo documentario su Femen.
da Venezia, Massimo Lazzaroni