La stanza accanto di Pedro Almodovar era il più pronosticato e si è aggiudicato il Leone d’oro dell’81^ Mostra del cinema di Venezia. L’altro titolo in cima ai pronostici, The Brutalist, dell’americano Brady Corbet, ha ottenuto il terzo riconoscimento in ordine di importanza, il Leone d’argento per la miglior regia e in precedenza aveva ritirato il premio Fipresci della stampa.
Leone d’argento – Gran premio della giuria all’Italia per Vermiglio di Maura Delpero, decisamente il migliore dei cinque tricolori in lizza. Il secondo lungometraggio della bolzanina (che aveva esordito con Maternal) è ambientato in Val di Sole alla fine della Seconda guerra mondiale. Una storia familiare, austera ma con bei tocchi di grazia, dalle atmosfere e dal rigore olmiani.
La giuria presieduta dall’attrice Isabelle Huppert, ha assegnato riconoscimenti a otto dei 21 titoli in concorso, rispecchiando in gran parte i valori in campo e riconoscendo quasi tutti i film più dibattuti nei dieci giorni di festival. Nicole Kidman, assente alla premiazione e rappresentata dalla regista, ha avuto la Coppa Volpi di miglior attrice per il suo ruolo di protagonista in Babygirl di Halina Reijn. Se il film è uno dei più vacui e trascurabili, anche se la storia dell’amministratrice delegata sedotta dallo stagista è fatta per far scalpore, l’interpretazione dell’attrice australiana è come sempre impeccabile. Un premio ineccepibile, tanto più che le rivali più accreditate, Tilda Swinton, Julianne Moore e la brasiliana Fernanda Torres, sono protagoniste di film che hanno ricevuto altri premi, le prime con Almodovar, la terza in I’m Still Here di Walter Salles, cui è andato il Premio per la sceneggiatura. Un’opera che ripercorre la tragedia dei desaparecidos durante la dittatura in Brasile, bella, emozionante, giusta, impegnata politicamente, magari non troppo nuova, ma che mette d’accordo tutti.
La Coppa Volpi al maschile è stata attribuita all’ottimo Vincent Lindon per Jouer avec le feu di Delphine e Muriel Coulin, nel quale è un padre operaio e vedovo mandato in crisi dalla militanza del figlio Fus in un gruppo di estrema destra. Un’opera ben costruita e coinvolgente che, partendo da dramma familiare e allargandosi a pellicola processuale, mette davanti al fenomeno della crescita dell’estremismo in Europa e non si limita alla denuncia. Il padre sinceramente democratico è incerto su come comportarsi con un ragazzo che odia gli immigrati e tradisce i valori nei quali è stato cresciuto.
Significativo che Almodovar fosse stato lanciato proprio da Venezia nel 1988 con Donne sull’orlo di una crisi di nervi e avesse già ricevuto il Leone alla carriera nel 2019. Il Leone andrà a far compagnia nella sua bacheca ai due premi Oscar vinti per Tutto su mia madre e Parla con lei.
Sarebbe stato il Leone adatto a una giuria più pronta a osare (anche se quella guidata da Huppert ha fatto un lavoro preciso e lodevole) The Brutalist. La vicenda di un architetto ebreo ungherese (il bravo Adrien Brody in un personaggio non distante da Il pianista) emigrato in America, costretto a ripartire dalle mense dei poveri mentre la moglie è trattenuta in Europa, per arrivare a cimentarsi in una costruzione folle alle dipendenze di un ambiguo magnate. Un film ambizioso e smisurato in tutto, con i momenti di più bel cinema della competizione, con una regia sontuosa che azzarda e un po’ si compiace, soprattutto nell’ultima parte.
April della georgiana Dea Kulumbegashvili, Premio speciale della giuria, è la storia durissima e complessa dallo stile che spiazza di una ginecologa dedita al lavoro quanto sola e con un segreto nascosto. Il francese Paul Kircher, protagonista di Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma, ha ricevuto il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente. Lo si è visto come protagonista di The Animal Kingdom e, soprattutto, è figlio di Irène Jacob e fratello di Samuel di Ancora un’estate. Decisamente meglio la sua interpretazione del film, storia di una rivalità tra giovanissimi un po’ squilibrato nel suo insieme.
A sorpresa, dello stesso cineasta romano, c’è stato un premio per Nanni Moretti: il suo Ecce Bombo del 1978 ha ricevuto il Premio Venezia Classici come miglior restauro da una giuria di studenti presieduta dal regista Renato De Maria. “È premio sproporzionato – ha affermato un emozionato Moretti nel breve discorso – Grazie ragazzi, ma avete un po’ esagerato, c’erano film di De Sica, Lang, Truffaut e Hawks. Mi fa piacere però che il film parli ancora alle nuove giovani generazioni”. Moretti ha aggiunto una punta polemica contro il governo: “Vorrei dire ai colleghi produttori e registi che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova, pessima legge sul cinema”.
Miglior documentario sul cinema Chain Reaction di Alexandre O. Philippe su Non aprite quella porta.
Altro premio italiano al giovane attore Francesco Gheghi, protagonista del buon Familia di Francesco Costabile, miglior attore per la sezione parallela Orizzonti.
Sempre in Orizzonti Miglior film il bel romeno The New Year That Never Came di Bogdan Muresanu, opera corale sui giorni che a dicembre 1989 portarono alla caduta del regime di Ceausescu. Miglior regia nella stessa sezione a Familiar Touch di Sarah Friedland, pure Leone del futuro – Premio De Laurentis per l’opera prima. Un premio anche al valido turco One of Those Days When Hemme Dies di Murat Firatoglu.
da Venezia, Nicola Falcinella