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Venezia 81: dalla Romania uno dei film più belli della Mostra

Il nuovo anno che non è mai arrivato di Bogdan Mureşanu

In Orizzonti, spesso migliore sezione del Festival, arriva probabilmente il film più stimolante visto in questi giorni qui a Venezia. È il primo lungometraggio dello sceneggiatore rumeno Bogdan Mureșanu e conferma ancora una volta l’importanza del cinema contemporaneo che viene dalla Romania.
Il nuovo anno che non è mai arrivato è un affresco tragicomico sulla Romania alla fine dell’era di Ceaușescu. È il 20 dicembre 1989, il paese è sull’orlo della rivoluzione, le strade sono vive di manifestazioni, gli studenti deridono il regime attraverso l’arte, mentre invece gli spettacoli di Capodanno glorificano Ceausescu. Anche nelle stanze della tv di Stato si deve incensare il regime, mentre a porte chiuse si pensa il contrario. Nel frattempo le famiglie sono alle prese con conflitti personali e con la polizia segreta esercita un controllo sempre pressante e onnipresente. Le tensioni raggiungeranno presto il punto di ebollizione massimo…

Il film si svolge interamente durante il 20 dicembre e segue sei vite apparentemente sconnesse che si intersecano in modi inaspettati. Mureşanu trova un perfetto ottimo equilibrio tra ironia e dramma, siamo dalle parti del cinema di Porumbuiu e Jude, cercando di essere più narrativo e meno teorico. Il film segue diverse storie in una piacevole narrazione polifonica, lasciando alla Storia il compito di unire i frammenti dei vari episodi. Ne nasce una splendida opera sulla ricerca di normalità, sicurezza, amore, libertà e significato.
Il nuovo anno che non è mai arrivato è un potente esempio di come il cinema possa diventare una macchina del tempo che ci trasporta in un’altra epoca, il regista rumeno riesce a ricreare precisamente quella Romania scomparsa da tempo, dove i cittadini si ritiravano nei loro minuscoli appartamenti, freddi e soffocanti allo stesso tempo, ma dove liberavano tutto quello che erano costretti a digerire/sopportare quando erano alla luce del sole.
La Rivoluzione rumena è stata forse la rivoluzione con la maggiore copertura televisiva della storia, segnaliamo il capolavoro Videograms of a Revolution di Harun Farocki e Andrei Ujica, del 1992, per comprendere come il cinema l’abbia raccontata in modo intelligente. Questo film era una narrazione della rivoluzione attraverso il cambiamento della tv di stato, che è passata dalla sera alla mattina da televisione di regime a voce dell’opposizione. Il nuovo anno che non è mai arrivato ne è quasi il controcampo, infatti Mureşanu sceglie la prospettiva microscopica delle persone comuni, con l’obiettivo di ricreare quel momento in cui il cambiamento si è verificato senza che lo si notasse, un cambiamento che ha completamente cancellato una dittatura feroce.
Mureşanu realizza così un ottimo film che racconta in modo divertente e intelligente un paese sull’orlo della Rivoluzione e ci fa comprendere come attraverso la condivisione di un singolo momento nel tempo possa nascere e svilupparsi una coscienza comune e critica.

da Venezia, Claudio Casazza

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