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Venezia 80: da Orizzonti il film più applaudito

Tatami di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi

In Orizzonti arriva il film co-diretto dall’iraniana Zar Amir Ebrahimi (l’attrice di Holy Spider) e l’israelinao Guy Nattiv. Diciamo subito che è uno dei film più apprezzati dal pubblico veneziano.
È la storia della judoka iraniana Leila (una pazzesca Arienne Mandi) e la sua allenatrice Maryam (la stessa Zar Amir Ebrahimi) che partecipano al campionato mondiale di judo a Tbilisi, decise a portare a casa la prima medaglia d’oro dell’Iran. A metà dei campionati le due donne ricevono però un ultimatum da parte della Repubblica Islamica, che ordina a Leila di fingere un infortunio e ritirarsi, per evitare di incontrare un’atleta israeliana, poiché questo sarebbe visto come un’onta per l’Iran e lei sarebbe bollata come traditrice dello Stato. Con la propria libertà e quella della sua famiglia in gioco, Leila si trova di fronte a una scelta impossibile: obbedire al regime iraniano, come la sua allenatrice Maryam le implora di fare, o continuare a combattere per l’oro?

Sport e politica da sempre sono legati e spesso gli eventi sportivi vengono usati per dare lustro a un paese, il caso recente del calcio in Arabia Saudita è fin troppo evidente, ma ci sono stati centinaia di altri episodi, dai famosi boicottaggi americani e sovietici delle Olimpiadi fino a episodi più piccoli che hanno toccato diversi paesi.
Tatami è stato girato in Georgia ed è il primo lungometraggio co-diretto da una regista iraniana e da uno israeliano. Ha il pregio di avere un valore politico chiaro, è una dichiarazione rivolta al mondo sulla libertà di un essere umano. Ovviamente guarda alle migliaia di iraniani innocenti che stanno lottando per la propria libertà ma, anche se basato su una storia vera, ha il pregio di essere universale perché, come Leila, ci sono tantissimi altri atleti che hanno perso l’opportunità sportiva della vita e sono stati talvolta costretti a lasciare il proprio Paese e i propri cari a causa del conflitto tra sistemi e governi.
Tatami è un film commovente e angoscioso, dal punto di visto della messa in scena è girato in bianco/nero e 4:3 per rendere evidente la claustrofobia fisica e psicologica che subisce la giovane protagonista. I due registi realizzano una sorta di thriller emozionante e riescono benissimo a rappresentare l’angoscia di Leila e trasmetterla a noi spettatori con una regia avvolgente, che vuole farci entrare nel tatami con la giovane ragazza, ma che allo stesso tempo ci allontana e allarga lo sguardo universalmente. È un film che auspica una pace evidentemente, vuole andare oltre le frenesie dell’odio cieco e della distruzione reciproca. Un grido alla libertà molto apprezzato dal pubblico veneziano, che ha ricevuto forse il più lungo applauso della Mostra e si candida a premi importanti.
Il film è stato acquistato per l’Italia da Bim e ci auguriamo venga presto visto anche dal pubblico italiano.

da Venezia, Claudio Casazza

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