SlideshowVenezia 2021

Venezia 78: dal concorso Reflection

Un umanesimo disperato per raccontare la guerra del Donbass

Gli specchi farebbero bene a riflettere prima di restituire la nostra immagine.
(Jean Cocteau)

Presentato in Concorso Reflecion è il nuovo film di Valentyn Vasyanovych, il regista del meraviglioso Atlantis, vincitore di Orizzonti nel 2019.
È giusto partire dal verbo “riflettere” che dà anche il titolo al film, il verbo ha un doppio significato che implica lo sguardo e il pensiero. Noi stessi viviamo circondati da specchi che ci restituiscono una moltitudine di immagini. Tra di esse ci muoviamo ma è sempre noi stessi che vediamo, la nostra esperienza è fatta da quelle immagini, e noi stessi le produciamo. In altre parole si potrebbe dire che le immagini “ci riguardano” sempre. In questo film vediamo la guerra del Donbass ma in realtà guardiamo noi stessi.

Il film è la storia del chirurgo ucraino Serhiy che viene catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra dell’Ucraina orientale e, mentre è prigioniero, assiste a spaventose scene di umiliazione, violenza e indifferenza verso la vita umana. Dopo il rilascio, torna al suo comodo appartamento piccolo borghese e tenta di trovare uno scopo nella sua vita dedicandosi a ricostruire la sua relazione con la figlia e l’ex moglie. Impara a ridiventare un essere umano, a essere un padre e ad aiutare sua figlia, che ha bisogno del suo amore e del suo sostegno.

Andriy Rymaruk, Roman Lutskyi e il regista Valentyn Vasyanovych

Il regista ha raccontato che il film è partito dall’immagine di un piccione che si schianta contro una finestra: l’impronta precisa delle ali, il segno allo stesso tempo bello e orrendo, la traccia di sangue lasciata dall’impatto della testa, le piume attaccate al vetro. È diventata una delle sequenze più importanti del film, il piccione è evidentemente l’Ucraina, ferita, uccisa, umiliata dalla Russia e dal silenzio dell’Occidente.
Vasyanovych torna con questo film alla guerra del Donbass già narrata in Atlantis, lo fa con una feroce e geometrica rappresentazione. Tutto il film è girato con lunghissimi piani sequenza fissi in cui attraverso una vetrata, una porta, un lunotto, una finestra, noi spettatori ci infiliamo dentro le immagini di guerra e in quelle che sono le conseguenze della guerra. Ci perdiamo come nel riflesso dell’immagine specchiata nello schermo: è un’idea geniale e rigorosa che riesce a imprimere la distanza necessaria da immagini così potenti. La distanza è sempre importante per un film che trasmette angoscia e sconforto.

Reflecion racconta così la presa di coscienza da parte di una bambina del fatto che la vita umana è limitata, la morte esiste e va compresa per continuare a vivere, ma è anche una storia sulle responsabilità degli adulti nei confronti delle persone amate, di se stessi e del mondo in cui vivono. La bambina e l’adulto si aiuteranno a vicenda a comprendere questo mondo crudele, così simile al segno lasciato dal piccione sul vetro.
Reflection è un’opera fondamentale, uno dei vertici del Concorso della Mostra, sicuramente ostica e violenta nella prima parte ma poi invece intrisa di politica e di un umanesimo che sembra disperato ma che, nella sequenza finale, è anche pieno di speranza.

da Venezia, Claudio Casazza

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close