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Venezia 77: da Palestina e Algeria due bei film agli estremi della vita

Entrano nel vivo Orizzonti e le Giornate degli autori

Concorso Orizzonti e le Giornate degli autori regalano spesso scoperte, i due film di cui ci accingiamo a parlare sono storie d’amore profondamente diverse, ma sono collegati per un racconto della vita alle prese con tradizioni ancora esistenti e con una guerra, vicino o lontana, che influenza le vite di tutti.

Partiamo con la sezione collaterale Giornate degli autori. Con Cigar au miel, Kamir Aïnouz racconta la formazione di una diciottenne di origine algerina e il suo entrare nell’età adulta. Siamo nel 1993. Selma, diciassette anni, vive con la sua famiglia berbera borghese e secolare. Quando incontra Julien, un giovane affascinante per cui prova una forte attrazione, si rende conto per la prima volta delle severe regole della sua famiglia patriarcale e di come queste influiscano sulla sua intimità. Mentre l’islamismo assume il controllo del paese di origine e la famiglia si sgretola, Selma scopre quanto sia potente il suo desiderio. Deve resistere e combattere. Attraverso la forza della sua gente, inizia a camminare lungo la strada che le farà capire cosa significhi diventare una donna libera.
È un bellissimo e eroticissimo racconto di formazione, la regista è al suo esordio e ci parla dei primi anni di università di Selma, le sue prime esperienze sessuali, tutte viste anche in un’ottica di confronto con la famiglia che diventa spesso potente scontro. È un racconto autobiografico perché la regista è cresciuta a Parigi, in una famiglia di immigrati algerini e ha anche lei attraversato il periodo adolescenziale negli anni Novanta, scontrandosi con una cultura patriarcale che non conosce frontiere. Il film è interessante soprattutto per il contrasto tra Parigi e l’Algeria dove le donne riescono ad esprimere le loro opinioni attraverso gli occhi, i gesti, il linguaggio del corpo, forse ancora di più che a Parigi. Una menzione particolare va a Zoe Adjani, nipote della famosissima Isabelle, che interpreta il ruolo di Selma in modo semplicemente pazzesco, è probabilmente l’inizio di una grande carriera.

Con Gaza mon amour dei fratelli Tarzan e Arab Nasser siamo dall’altra parte della vita per l’età dei protagonisti, il film è una delicata d’amore tra persone anziane: siamo a Gaza, il pescatore Issa, sessant’anni, è segretamente innamorato di Siham, una donna che lavora come sarta al mercato. Determinato a farle la sua proposta di matrimonio, rinviene nella rete da pesca un’antica statua di Apollo e decide di nasconderla a casa sua. Quando la polizia scopre l’esistenza di questo misterioso tesoro, per Issa iniziano i problemi… Riuscirà nel suo intento di dichiarare il proprio amore a Siham?
Il film ci regala uno sguardo sulla vita quotidiana di questa piccola e desolata striscia di terra chiamata Gaza. È un luogo strano, in cui le situazioni più semplici – prendere un autobus, fare la spesa – possono rivelarsi estremamente complicate. Sebbene alle prese con questa situazione cupa e sconfortante, Issa vede la vita sotto una luce diversa. A dispetto delle tradizioni conservatrici del suo Paese, della sua età e degli infiniti problemi politici, Issa è un romantico e difende il diritto di amare. È un film buffo e divertente in certi momenti, soprattutto con il ritrovamento della statua da parte del pescatore, ma allo stesso tempo è molto amaro perché le bombe ci sono davvero e la vita a Gaza non può essere mai normale. Ma è soprattutto un film tenero e malinconico che è stato molto apprezzato dal pubblico, ed è sicuramente un bene che in una Mostra del cinema come quella di Venezia ci siano film così.

da Venezia, Claudio Casazza

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