La settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è entrata nella seconda settimana di programmazione. Fra le tante sezioni presenti, un posto particolare spetta alla Settimana della Critica. Per tradizione dedicata alla opere prime o seconde della cinematografia mondiale, è un punto di osservazione privilegiato per provare a capire quanto di nuovo il Cinema avrà da offrire.
Abbiamo rubato un po’ di tempo a Nicola Falcinella, giornalista e critico cinematografico, selezionatore dei film in concorso e (ci fa molto piacere dirlo, lo ammettiamo) amico di Cinequanon, per farci raccontare qualcosa dell’edizione di quest’anno.
La Settimana della critica è una sezione autonoma all’interno della Mostra, come viene gestita e quali sono le differenze, se ce ne sono, con le altre sezioni?
La Settimana della critica è alla 28° edizione ed è organizzata autonomamente del Sindacato Critici Cinematografici Italiani in collaborazione con la Biennale. Quest’anno è stato rinnovato il comitato di selezione che starà in carica tre anni. Con il delegato generale Francesco Di Pace ci siamo Giuseppe Gariazzo, Anna Maria Pasetti, Luca Pellegrini e io. Le differenze rispetto alle altre sezioni forse le si notano di più dall’esterno. Per quanto ci riguarda, avendo pochi film in concorso, cerchiamo di scegliere quelli che ci convincono davvero.
Quanti sono e quale criterio avete adottato durante il lavoro di selezione?
Abbiamo visto e deciso tutto insieme, abbiamo preso film che pensiamo possano avere un percorso anche dopo la Mostra. Non abbiamo guardato ai nomi nei cast, ma alla qualità dei film e a comporre un programma che nel suo piccolo sia differenziato in temi e stili. Abbiamo sette film in concorso più uno d’apertura e uno di chiusura. Non c’è stato un vero criterio. Abbiamo guardato moltissimi film, con grande attenzione, ne abbiamo discusso a lungo, abbiamo scelto quelli che ci hanno sorpreso, colpito, quelli che ci hanno fatto scoprire qualcosa. E anche i lavori dei registi di cui ci piacerebbe vedere un secondo e un terzo film.
I film proposti sono tutti, se non mi sbaglio, opere prime, e le differenze di età tra i vari autori si consumano in una decina d’anni o poco più. Hai avuto l’impressione che ci fosse qualcosa che potesse in qualche modo legare questi autori. Un qualcosa che viene dall’essere giovani e, si potrebbe dire, debuttanti nello stesso momento?
Sì, sono tutte opere prime. Il regista più giovane ha 27 anni, i più grandi sono sui 40. Difficile trovare elementi comuni, si va dall’animazione alla commedia alla tragedia alla storia autobiografica al film-performance. Sono tutti registi che si sono presi rischi di vario tipo, formale, contenutistico, personale.
Denotano tutti una grande maturità, una padronanza del mezzo e dello stile e una capacità di raccontare il mondo contemporaneo con attenzione profondità. Che si tratti delle osterie friulane, delle città cinesi dove si vive con il terrore di essere controllati o in Tanzania dove gli albini sono perseguitati e uccisi o in Cile per raccontare un fatto vero accaduto ai tempi della dittatura di Pinochet, c’è molta voglia di capire e mostrare senza cadere nei luoghi comuni.
Siamo ormai alla seconda metà della Mostra. Come sta rispondendo il pubblico? Si può provare a fare un bilancio in corsa?
Il pubblico sta rispondendo molto bene, le sale sono sempre piene o quasi, gli incontri con i registi e gli attori molto partecipati. Alcuni titoli avevano già un piccolo lancio prima della Settimana, altri sono partiti da zero, però tutti sono riusciti a conquistarsi l’attenzione degli spettatori. Vorremmo che la nostra sezione fosse sempre più seguita perché non ha niente da invidiare a quelle più note. Ciascun film è cercato, guardato e seguito con grande attenzione e calore.
Un festival è, o dovrebbe essere, il punto di partenza per un film. Il momento in cui si presenta al mondo prima di cominciare la distribuzione nelle sale. E’ ancora così? Lo è per Venezia? Sai di possibili distribuzioni di film italiani in concorso o fuori concorso?
Per la distribuzione italiana dei nostri film è ancora prematuro, si decideranno d’ora in avanti. Di sicuro saranno distribuiti il nostro film d’apertura, l’animazione L’arte della felicità di Alessandro Rak da Cinecittà Luce, Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto da Tucker Film e White Shadow di Noaz Deshe da Good Films. Per lo sloveno Class Enemy di Rok Bicek, che è stato un po’ la sorpresa della selezione e ha ricevuto grandi consensi anche al di là delle nostre attese, ci sono alcuni interessamenti. Speriamo molto che i nostri film trovino distribuzione e circolino parecchio da qui in avanti. Il nostro compito è trovare film che non vivano solo il tempo di un festival.
Qui l’elenco completo dei film in concorso.
a cura di Matteo Angaroni