74^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – 01 Settembre
Risveglio temporalesco a Venezia. Fortunatamente una piccola tregua mi permette di sgattaiolare tra le calle labirintiche della Laguna e prendere il primo vaporetto disponibile per il Lido. Oggi è una giornata importante per il festival dove saranno infatti premiati con il Leone D’Oro alla Carriera lo storico duo romantico Jane Fonda e Robert Redford, un appuntamento da non perdere. Ma andiamo con ordine…
La giornata di proiezioni si apre con l’accoppiata vincente al PalaBiennale Paul Schrader e Guillermo del Toro, rispettivamente con First Reformed e The Shaper of Water.
“Will God Forgive Us?” È questa la domanda ricorrente che il noto collaboratore di Martin Scorsese (Taxy Driver, Toro Scatenato, L’ultima tentazione di Cristo) si pone con il suo ultimo film in cui sono narrate le vicende di una piccola comunità di fedeli in America e il tormento interiore di padre Toller. Nei panni di regista oltre che sceneggiatore, Paul Schrader da vita a un’opera matura e personale ma allo stesso tempo di enorme complessità a partire dai temi che vengono trattati: inquinamento ambientale, morte, fede, abuso di potere, condizione umana. Un mix abilmente mixato e giostrato da una penna che di storie ne ha affrontate tante perfezionandosi. Non è da meno il reparto visivo caratterizzato da una scelta attenta e mirata delle inquadrature e una cura straordinaria della fotografia con cui l’autore riesce a sottolineare cupezza e squallore del mondo apocalittico da lui raccontato. Nota di merito per l’incredibile prova attoriale di Ethan Hawke. Speriamo allora che questo film possa in qualche modo entrare anche nel circuito distributivo italiano.
Un altro confortante ritorno è sicuramente quello di Guillermo del Toro che, a distanza di undici anni da Il labirinto del fauno, sceglie di portare sul grande schermo una nuova favola totalmente fuori dagli schemi. Il regista sceglie di recuperare il topos de “la bella e la bestia” in un fantasy che racconta la storia d’amore tra Elisa, donna delle pulizie muta, e una creatura marina antropomorfa dal nome sconosciuto e il cui aspetto rimanda al mostro della laguna nera e Abe, personaggio della saga fantasy Hellboy realizzata dallo stesso autore. Ambientato nell’America in guerra fredda degli anni ’60, come per il Labirinto del Fauno, i riferimenti storici e culturali di background sono numerosi e precisi, dal razzismo e intolleranza del tempo al consumismo sfrenato del cittadino medio americano… Impeccabile da questo punto di vista anche la ricostruzione scenografica a cura di Paul D. Austerberry. Il regista messicano, spinto da un intenso amore per il cinema, sembra quindi aver creduto molto in questa sua nuova storia tanto da comparire oltre che nei panni di sceneggiatore, anche di produttore. Nei titoli di coda compare inoltre un ringraziamento speciale ai connazionali Alfonso Cuarón e Alejandro González Iñárritu. Un’opera in cui ha saputo magistralmente mescolare realtà-finzione e ironia-serietà, riuscendo così a conquistare la critica di Venezia. Sarà possibile avere il riscontro del pubblico il prossimo 8 dicembre con la distribuzione internazionale di 20th Century Fox.
Un sole accecante, incredibilmente, mi accoglie una volta uscito dalla sala. Alle 14:30 mi aspetta proiezione speciale del film in versione restaurata Due o tre cose che so di lei di Jean-Luc Godard. L’opera che analizza e elenca vizi e virtù della Parigi anni ’60 è preceduta dal cortometraggio Casa d’Altri di Gianni Amelio: un’opera breve e necessaria, in cui sono raccolte storie e testimonianze dalla città di Amatrice oggi. Un delicato reportage che dà voce agli abitanti locali e rinnova il ricordo verso una popolazione che ha ancora molto bisogno della solidarietà e dell’aiuto di tutta Italia per potersi risollevare. Il corto dovrebbe, fortunatamente, riuscire ad avere un’ampia distribuzione grazie alla coproduzione Rai.
Ultima visione prevista Zama dell’autrice argentina Lucrecia Martel che sbarca sul lido per la sua terza volta. Il film si svolge nel XVIII secolo e narra le peripezie di un ufficiale di nome Don Diego de Zama, nato in Sud America ma confinato in Paraguay dalla Corona Spagnola. Costato 3,2 milioni di dollari, l’opera presenta una ricostruzione attenta e impeccabile che sfortunatamente viene resa vana da una prima parte caratterizzata da una narrazione dilatata e poco efficace. La sala è molto silenziosa.
Al lido è tempesta, e come immaginabile Sala Grande è soldout per la grande premiazione del duo hollywoodiano Fonda e Redford. I due tornano insieme sul “grande schermo” nella storia d’amore Our Souls at Night, nuova produzione Netflix in uscita esclusiva sulla piattaforma a partire dal prossimo 29 settembre. A distanza di 47 anni dal loro successo A piedi nudi nel parco, l’attore ammette di aver preso parte al progetto per il forte desiderio di “poter lavorare con Jane un’ultima volta prima di morire”.
Sperando che il tempo possa essere clemente almeno nei confronti dell’amabile coppia, non mi resta altro che indossare il mio impermeabile e provare a lasciare il lido, almeno per questa sera…
da Venezia, Samuele P. Perrotta