Giorno 3.
Al nostro risveglio la giornata a Cannes si prospettava densa di impegni: la sera prima infatti avevamo programmato con entusiasmo i film che avremmo voluto vedere. Ci duole dire che i nostri piani sono stati presto disattesi. Al nostro arrivo ci dirigiamo all’entrata della Salle Debussy per vedere Apprentice, di Junfeng Boo, in competizione per la sezione Un Certain Regard, e certamente sappiamo bene di dover fare una lunga coda. Ma il tempo è splendido, il sole meravigliosamente caldo e splendente. Dopo giorni freddi e uggiosi a Varese, finalmente ci godiamo un po’ di sole! Il tempo passa e come lucertole restiamo immobili al nostro posto. Eppure, ad un certo punto ci accorgiamo che le file si sciolgono. Dietrofront! La sala è piena e noi non ci siamo mai mossi dal nostro angolino di sole. Riprogrammiamo la mattinata e, dopo una breve visita alla
Fnac, ci riproviamo. Questa volta il film scelto è Hell or High Water di David Mackenzie. Arriviamo presto per evitare delusioni. Inganniamo l’attesa giocando a carte e parlando tra noi, e così attiriamo l’attenzione dei presenti incuriositi. Ma ancora una volta non riusciamo ad entrare in sala. Per consolarci ci concediamo un rapido tuffo in mare, prima di recarci a fare la coda per il film Neruda di Pablo Larraín. Mentre a passo sostenuto, sgomitando tra la folla, camminiamo verso il Théâtre Alexandre III, ad un certo punto una nostra compagna si accorge di non avere più agganciato al cordoncino il badge Cannes Cinéphiles. Inutile correre lungo tutta la Croisette, la ricerca risulta essere vana. Abbiamo così la possibilità di esplorare insieme alla professoressa Todisco, nostra compagna di code e sventure, i meandri della burocrazia francese per rifare il tesserino, senza il quale sarebbe impossibile accedere a qualunque sala cinematografica. Nessuno si cura di noi, veniamo rimbalzate da un ufficio all’altro, ma alla fine riusciamo a catturare l’attenzione degli operatori e a riconquistare il badge, pagando ben 40 euro!. A questo punto, per un colpo di fortuna, mentre siamo alla ricerca anche di una toilette, ci ritroviamo all’interno del Palais, per noi di Cannes Cinéphiles assolutamente inaccessibile. Niente di sorprendente, solo tanti giornalisti da tutto il mondo indaffarati davanti ai terminal per le prenotazioni o in coda per il ritiro degli inviti. Mentre torniamo al pullman sfinite, realizziamo di non aver visto nemmeno un film (infatti anche la corsa alla volta della terza pellicola è stata infruttuosa). Abbiamo riposto le nostre speranze di riscattarci nel film serale, una proiezione in spiaggia molto promettente, The Endless Summer, che si è però rivelata essere un documentario sul surf alquanto deludente. Al termine di questa travagliata giornata, speriamo che la nefasta nuvola di Fantozzi si sposti su qualcun altro. Da parte nostra il proposito di arrivare prima a prender posto nelle code.
da Cannes, la redazione della II D Esabac