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Una panoramica sul 36° Trieste Film Festival

Dal 16 al 24 gennaio si è tenuto il 36° Trieste Film Festival, il principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale. La sera del 20 gennaio, si è svolta al Politeama Rossetti la cerimonia di apertura vera e propria, nella quale sono state presentate al pubblico le opere in concorso delle varie sezioni, dopo quattro giorni di eventi speciali e proiezioni collaterali. The Perl of the Ruins di Giovanni Vitrotti con accompagnamento live al piano di Andrej Goričar, ha chiuso magnificamente la serata. L’opera di Vitrotti rappresenta il più antico film di finzione girato in città che sia ancora visibile.

Il festival ha dedicato particolare attenzione ai documentari che esplorano tematiche sociali e storiche dell’Europa centro-orientale. Tra questi degno di nota è Tata di Lina Vdovîi e Radu Ciorniciuc, un racconto toccante sui traumi familiari e sulla resilienza generazionale, che ha successivamente vinto il premio del pubblico come miglior documentario e l’Alpe Adria Cinema Award per il miglior documentario in competizione. Un’altra opera molto apprezzata dal pubblico è stata Il canto di Alina, opera prima di Ilaria Braccialini e Federica Oriente originata a partire da un progetto universitario. Il film affronta tematiche sociali importanti quali gli abusi sessuali, la scoperta di sé, la ricerca di libertà e il libero arbitrio delle donne sul proprio corpo. L’opera ha ottenuto il premio per la sezione Corso Salani 2025, sezione dedicata alle opere che si distinguono per il loro potere innovativo.

Toxic

Oltre alle proiezioni dei film in concorso, il festival ha offerto una serie di eventi collaterali, tra cui presentazioni di libri e discussioni a tema. Il pubblico ha avuto l’opportunità di partecipare a dibattiti con esperti del settore e approfondire le tematiche affrontate nei film presentati. La rivelazione della giornata è stato il film Toxic di Saulé Bliuvaité, già vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno, che affronta il tema dei moderni canoni di bellezza e la loro influenza sulle giovani generazioni femminili, attraverso lo sguardo di due giovani ragazze che attraverso un’agenzia di modelle cercano di fuggire dalla realtà che le circonda. L’opera ha vinto il premio per il miglior lungometraggio in competizione.
Un altro evento speciale ha riguardato il cinema sperimentale rumeno: al Cinema Ambasciatori, sono stati proiettati una serie di cortometraggi che hanno offerto uno sguardo innovativo sulla cinematografia dell’Europa orientale. Da segnalare Tre chilometri alla fine del mondo di Emanuel Pârvu: la pellicola affronta temi come l’ostracismo, il pregiudizio e la difficoltà di esprimere la propria identità in una società conservatrice. Attraverso la vicenda di Adi, picchiato per via del suo orientamento sessuale, il film esplora le tensioni tra la ricerca personale e le rigide norme sociali di una comunità isolata e retrograda. L’opera ha vinto il premio del pubblico come miglior lungometraggio.

L’ultima giornata del festival si è focalizzata principalmente sulla proiezione di opere fuori concorso: interessante il film Under the Volcano di Damian Kocur che esplora le tensioni familiari di una famiglia ucraina in vacanza a Tenerife durante l’inizio della guerra in Ucraina. Il regista analizza il turbolento conflitto familiare come riflesso della guerra esplosa improvvisamente come l’eruzione di un vulcano.
Durante la serata si è svolta la cerimonia di chiusura del festival con le premiazioni finali: il premio Trieste come miglior lungometraggio in concorso è andato al film Toxic, mentre il Premio Alpe Adria Cinema al miglior documentario in concorso è stato vinto da Tata. Nella sezione cortometraggi hanno trionfato Night of Passage di Reza Rasouli, Premio TSFF Corti, Majonezë di Giulia Grandinetti, premiato con il Premio Giuria Giovani PAG e The Man Who Could Not Remain Silent di Nebojša Slijepčević, candidato agli Oscar 2025, che ha vinto il Premio del pubblico per il miglior cortometraggio. Gli altri due Premi del pubblico sono stati consegnati ai film Tata per il miglio documentario e Tre chilometri alla fine del mondo di Emanuel Pârvu per il miglior lungometraggio. Under the Volcano di Damian Kocur ha ottenuto il Premio CEI, conferito al film che meglio interpreta la realtà contemporanea e il dialogo tra le culture. Infine, il Premio Corso Salani 2025, come detto, è stato vinto da Il canto di Alina.

Daniela Poletti

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