Potrà mai una lumaca vincere la 500 miglia di Indianapolis? É questa la domanda apparentemente retorica da smontare per i realizzatori di TURBO, il nuovo coloratissimo cartoon 3D di Dreamworks. Turbo é il nome del lattiginoso super-eroe con guscio che lascerà il suo tran-tran di lentezza e ordine per lanciarsi nel mondo dell’alta velocità. Come in altre storie a disegni animati per piccoli e per grandi, anche in questo caso la vicenda prende il via da un divario fra premessa e sogno talmente incolmabili da essere immediatamente spunto di comicità e al contempo richiesta forte di credulità nel patto col pubblico. Superato questo scoglio, la navigazione fra gli ostacoli offerti alla piccola lumachina e all’immancabile banda di personaggi strampalati che l’affiancano, procede rapida e convincente, anche grazie a un uso sapiente degli espedienti di regia – veloci riprese in movimento negli ambienti e tra la folla, soggettive spinte, interiorcam – che valorizzano la spettacolarità in 3D.
Turbo é un loser di natura, con un triste destino già scritto: lavorare nella serra casalinga col fratello Chet e tutta la sua comunità-azienda, fino a quando un corvo o per esempio un bullo in triciclo lo toglierà di mezzo, predandolo o schicciandolo; ed é anche l’ultimo fra i suoi pari, per le sue stranezze, per la sua diversità e unicità, che va di pari passo con la sua determinazione a rimanere se stesso, a non lasciarsi normalizzare. E non avrà pace fino a quando non incontrerà dei diversi – escargot e umani – capaci di capirlo e di credere in lui.
In questo senso, Turbo non racconta una storia di cambiamento, é piuttosto una presa di coscienza e un viaggio di realizzazione, che nella sua scia porta con sé i personaggi secondari, guidandoli a una metà di felicità. Anche per questo é una commedia classica, perfettamente americana, alla maniera dei Rocky Balboa.
Uno scarto leggero ma interessante da altre produzioni a cartoon made in USA é rappresentato dalla figura dell’antagonista, che da eroe e mentore, si trasforma in alleato, poi diventa nemico crudele, infine sconfitto. Non ha la potenza spaesante di certe narrazioni nipponiche del genere ma, al confronto con altri dualismi manichei del recente passato, é un passo avanti, soprattutto per il target del film. Non so se i papà e le mamme si divertiranno da impazzire, perché manca un po’ di pepe al film, qualche battuta sagace, ed é un po’ troppo buonista forse, ma comunque una bella ora e mezza da passare con i figli, o i nipoti.
Massimo Donati
TURBO 3D
Regia: David Soren. Sceneggiatura: Darren Lemke, Robert D. Siegel, D. Soren. Fotografia: Chris Stover. Musiche: Henry Jackman. Origine: Usa, 2013. Durata: 96′.