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The Road: provare a sopravvivere

Quando è ormai chiaro che da quella fine non si potrà avere scampo, combattere per la propria sopravvivenza è già molto, forse troppo, di sicuro è qualcosa di eroico. Di questo eroismo forse irrazionale ci parla Hillcoat in The Road, fedele adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Cormac McCarthy. Non un film strepitoso per la verità, intriso com’è di facili buonismi, della più classica delle contrapposizioni tra buoni e cattivi e di una retorica religiosa spesso davvero troppo invasiva. Eppure possiede anche un motivo di interesse: quello di concentrarsi sulla più terribile delle battaglie, appunto quella per la sopravvivenza, una battaglia fisica, ma soprattutto psicologica. Certo, è un film sull’avvento della fine del mondo, e prima ancora su un rapporto che continua a legare un padre e un figlio nel momento in cui tutto sembra vacillare, ma accanto a questo è innanzitutto un film sulla sopravvivenza. E lo è con merito, sbarazzandosi del più facile dei luoghi comuni con cui ognuno di noi si è senz’altro riempito la bocca: “vivere, non è sopravvivere!”. Già perché è facile credere che una vita condannata a rimanere sopravvivenza sia una non-vita, che la felicità ci debba spettare ad ogni costo, che ogni nostro sforzo debba essere ripagato, che quindi di fronte alla catastrofe più insensata sia meglio farsi da parte. La madre che nel film si tira fuori da questa Apocalisse, che come tanti preferisce il suicidio piuttosto che la lotta, dichiara: “Non mi basta più sopravvivere”. Di fronte ad una simile scelta non si tratta semplicemente di giudicare, ma di percorrere con il film la strada alternativa: quella di un padre che, senza motivi razionali e con l’unica certezza di una fine ineluttabile, prova a non morire, e che in questa lotta apparentemente priva di senso scopre, attraverso il legame con il figlio, che la sopravvivenza può tramutarsi in vita. Tra qualche scadimento retorico, s’insinua allora nel film un messaggio pieno di significato: quando il gelo sembra avvolgere tutto ciò che ci circonda, si può lasciare che anche le nostre speranze siano congelate o tentare di sopravvivere. Sono tante le Apocalissi quotidiane che ognuno di noi rischia di dover vivere, ma spetta ugualmente a noi costruire una speranza, provare almeno a sopravvivere, perché questo, in fondo, può essere già tanto.

Luca Scarafile

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