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The Post

the-postIl nuovo film di Steven Spielberg racconta una storia apparentemente secondaria legata dei Pentagon Papers, documenti segreti sulle omissioni dei governi americani negli anni ’60-’70. Dopo le prime proiezioni stampa statunitensi, il film ha avuto una accoglienza critica notevolissima ed è stato candidato agli Oscar come miglior film, mentre Meryl Streep è in corsa al premio come miglior attrice.
I Pentagon Papers sono stati una vera e propria sfida alla Casa Bianca: nel 1969, Daniel Ellsberg, un disilluso analista, iniziò a copiare documenti segreti del governo statunitense, con i quali aveva collaborato per alcuni mesi, commissionati dal Segretario alla Difesa, Robert McNamara. Ellsberg copiò i documenti e li the-post-2inviò inizialmente al giornalista del New York Times, Neil Sheehan, che avviò una prima pubblicazione degli stessi nei mesi successivi. Lo scandalo sollevato da quelle iniziali rivelazioni portò il New York Times a subire un’ingiunzione dopo le proteste del governo e del presidente Nixon in particolare. Lo scontro giudiziario bloccò così le pubblicazione del Times; il Washington Post che fino ad allora era un giornale provinciale ed era rimasto all’asciutto di notizie, recuperò i documenti segreti e si trovò nel dubbio se pubblicarli o meno nonostante la decisione del tribunale.
Il film narra questo dibattito interno tra la determinazione del direttore del giornale Ben Bradlee (Tom Hanks) e dell’editore Katharine Graham (Meryl Streep) che si poneva più di un dubbio, anche personale, in quanto amica di McNamara, a proseguire nella pubblicazione dello studio.
Su questa storia Spielberg costruisce quasi un thriller morale che assomiglia a molto cinema anni ’70. Il paragone più the-post-filmsemplice è ovviamente Tutti gli uomini del presidente sullo scandalo Watergate scoperto proprio dal Washington Post, nel quale Robert Redford e Dustin Hoffman impersonavano i due giornalisti che fecero scoppiare il Watergate, mentre un sornione e fascinoso Jason Robards era Bradleee, il direttore del giornale qui interpretato da Tom Hanks. The Post non ha ovviamente quell’immediatezza del film di Pakula ma, allo stesso modo, riesce a raccontare di come una stampa libera possa far parte della Storia. C’è una frase che Katharine Graham confida a Ben Bradlee – “una notizia è la prima bozza della Storia” – che dice molto sul film. È una frase del marito Phil, morto suicida anni prima, dal quale ereditò il comando del Washington Post. Che cos’è una notizia? Come una notizia può diventare una fonte di Storia? Che importanza ha il giornalismo ieri come oggi? C’è una scena simbolica e straordinaria del film, quando Bradlee e i suoi redattori corrono all’alba in un’edicola per scoprire la prima pagina del Times, e il vento della mattina fa volare le pagine dei giornali in strada. Come a significare che il passaggio dalla carta dei giornali al qualcos’altro dei nostri giorni.
The Post infatti pur raccontando una storia di quasi cinquant’anni fa guarda soprattutto all’oggi, il bersaglio è Trump e tutto quel che sta succedendo negli Usa. Che l’obiettivo sia l’attuale inquilino della Casa Bianca è evidente anche dalla velocità con la quale Spielberg ha realizzato il film. A fine 2016 la sceneggiatura di Liz Hannah viene comprata da una major e solamente nel marzo 2017 Spielberg entra in trattative per dirigere e produrre The Post, lo seguono a ruota Meryl Streep e Tom Hanks che negoziano per i ruoli dei protagonisti. Già a giugno 2017 viene annunciato l’intero cast e le riprese iniziano subito dopo. Il regista americano ha messo da parte un altro film in cantiere e ha spinto sull’acceleratore questo progetto proprio perché ha riconosciuto che la storia conteneva temi urgenti che dovevano essere raccontati. Per la macchina hollywoodiana riuscire a pensare e realizzare un film di questo tipo in neanche un anno è fantascienza.
È già il trentesimo lungometraggio del regista americano, forse il miglior film degli ultimi anni (per chi scrive siamo dalle parti dell’ottimo Munich), e ancora una volta Spielberg ha variato tema e ambientazione; nella sua carriera è spesso passato da un genere all’altro con una semplicità che ha pochi eguali. E numerosi suoi film sono basati su storie del passato: AmistadSchindler’ List, Salvate il soldato Ryan, Lincoln e il già citato Munich, per dirne solo alcuni.


Film che con un occhio guarda al passato e con l’altro guarda con ferocia il presente, The Post è una vera e propria chiamata alla resistenza nell’era di Donald Trump. Come in gran parte del cinema di Spielberg c’è anche della retorica un po’ fastidiosa nella celebrazione delle virtù civiche americane, ma in un discorso come questo era forse necessaria. È fondamentale oggi dichiarare l’importanza del giornalismo, di una stampa libera, di un sistema giudiziario indipendente e, anche, di una donna disposta a reggere il confronto con un mondo governato da soli uomini.

Claudio Casazza

The Post

Regia: Steven Spielberg. Sceneggiatura: Josh Singer, Liz Hannah. Fotografia: Janusz Kaminski. Montaggio: Michael Kahn. Musiche: John Williams. Interpreti: Tom Hanks, Meryl Streep, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, David Cross. Origine: Usa, 2017. Durata: 118′.

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