The Founder, ovvero, una storia di straordinaria ambizione (e cinismo).
Arriva al cinema la storia di Ray Kroc, usurpatore del marchio McDonald’s e, di fatto, autore di uno dei più geniali business che il secolo scorso ricordi: trasformare l’idea dei fratelli Dick e Mac Mc’Donald, un fast-food davvero fast senza penalizzare la qualità degli alimenti, in un franchise che non conosce confini.
Diretto con mano sicura da John Lee Hancock – regista non estraneo ai biopic (suo Saving Mr. Banks) e già sceneggiatore per Eastwood (Un mondo perfetto, Mezzanotte nel giardino del bene e del male) – The Founder racconta l’avventurosa scalata di Kroc, da insoddisfatto venditore di frullatori per milkshake (tra le altre cose) a imperatore della catena di fast-food più famosa al mondo, solo contro tutti, convinto che l’ambizione debba essere alimentata dalla perseveranza. Ray Kroc (interpretato da un diabolico Michael Keaton) attraversa tutti gli stadi dell’ascesa sociale, dalla frustrazione per i continui insuccessi al coronamento di un sogno, passando per l’intuizione vincente a cui nessuno vuol dar credito e per i pochi, ma significativi, incontri fortuiti, quelli che cambiano il destino di un perdente.
John Lee Hancock e lo sceneggiatore Robert D. Siegel lavorano sul personaggio mettendone in evidenza la natura ambigua sin da subito, perché se è vero che nella prima parte del film Kroc sembra davvero patire le disgrazie di un visionario incompreso – e in questo senso diventa eroica la sua insistenza e il suo dimenarsi nonostante i pesanti insuccessi -, e altrettanto vero che dal primo accordo con i fratelli McDonald, che sancisce la creazione di una prima catena di ristoranti take-away, l’ambizione e il cinismo di Ray crescono a dismisura, portando a galla il carattere famelico dell’uomo. Il genio – parafrasando Kroc – non è nella statura dell’uomo colto che partorisce un’idea brillante che poi non trova sbocchi, ma nella scaltrezza di chi è capace di trasformare un’intuizione in un successo commerciale. Diventare ricco e famoso. Questo il mantra ossessionante di Kroc, a costo di calpestare l’idea di salutismo e di capitalismo sostenibile dei fratelli McDonald, il generoso sostegno morale di una moglie trascurata (Laura Dern), i vincoli imposti da un contratto che prima di tutto é un accordo tra uomini di parola.
Keaton lascia che il suo volto diventi un paesaggio emotivo, segnato dalle scariche elettriche dell’adrenalina, ora furioso ora eccitato, mai troppo, mai oltre il necessario, soprattutto quando la maschera dell’eroe sciagurato cede al malefico ghigno dell’avido arrivista, un diavoletto che ama specchiarsi come Dorian Grey. Kroc vede, Kroc realizza, costi quel che costi, e lentamente nello spettatore si fa avanti una sensazione sgradevole, il senso di colpa per aver tifato un uomo disgustoso. Improvvisamente McDonald’s smette di essere un’emblematica impresa familiare, made in Usa (cioè il paese che premia chi suda per concretizzare un sogno); improvvisamente gli archi d’oro, che si fanno ponte rassicurante per le famiglie americane, diventano il simbolo del cibo spazzatura raccontato da Spurlock in Super Size Me o da Linklater in Fast Food Nation; e Kroc l’emblema del capitalismo malato che ha mandato in tilt il mondo e interi sistemi economici (come non pensare a un altro documentario The Corporation di Abbott e Achbar).
In fondo, questo liberalismo, lascia poco spazio ai romanticismi, alle storie fordiane, come quella di due fratelli che progettarono il loro primo ristorante con un gessetto su un campo da tennis. Quelli sono altri tempi e a chiuderli ci ha pensato, tra gli altri, anche Ray Kroc, ladro di idee innamorato solo della propria immagine e della folle idea di immortalità. Questo è il business: se un tuo concorrente sta annegando, tu non gli porgi la mano ma lo spingi più a fondo!
Vera Mandusich
The Founder
Regia: John Lee Hancock. Sceneggiatura: Robert D. Siegel. Fotografia: John Schwartzman. Montaggio: Robert Frazen. Interpreti: Michael Keaton, Laura Dern, Linda Cardellini, Patrick Wilson, Nick Offerman, John Carroll Lynch, B.J. Novak. Origine: Usa, 2016. Durata: 115′.