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The Butler: un punto di vista insolito sulle lotte contro il razzismo

“Devi essere invisibile”, “Quando ci sei tu la stanza deve sembrare vuota”, “Devi fare in modo di piacere ai bianchi”, “Devi anticipare i desideri dei bianchi”. Questo è il ritornello che ha scandito le giornate di Cecil Gaines (Forest Whitaker) per tutta la vita al servizio degli altri.
Esistono vari modi di essere presenti, di esserci, lo si può fare alzando la voce, andando contro la legge, tentando di rompere gli equilibri oppure si può essere presenti silenziosamente, con discrezione, costanza e rispetto, stando in equilibrio. Il nuovo film di Lee Daniels, The Butler – Un maggiordomo alla casa bianca, ci racconta il secondo tra questi due modi con tutte le sue contraddizioni e difficoltà.

df-26130_lg--606x404Il film, ispirato alla vera storia di Eugene Allen, narra la vita di Cecil Gaines, un uomo che per più di vent’anni ha lavorato alla Casa Bianca come maggiordomo. Cecil viene strappato brutalmente all’infanzia quando assiste all’omicidio di suo padre a cui il proprietario della piantagione di cotone in cui lavora spara freddamente. Da quel momento in poi diventa prima “Nero di Casa” (ovvero maggiordomo di casa), poi cameriere nel più prestigioso hotel di Washington e infine appunto maggiordomo nella residenza dei presidenti degli Stati Uniti. Sempre attento a non sbilanciarsi nelle questioni che riguardano la politica, dimensione che forse è stata uccisa insieme al padre. Cecil, indossando una maschera, entra a far parte della quotidianità dei più potenti uomini di stato (e loro della sua) che lo apprezzano e lo ritengono il miglior maggiordomo, gli stessi che sono inermi davanti alla discriminazione, alla violenza e alle ingiustizie dei bianchi sui neri. Ma forse si accettano anche molte contraddizioni quando si ha un obiettivo e quello di Cecil è di rispettare il paese di cui si sente parte anche accettando le leggi che vanno contro di lui.  La sua dignitosa, ma passiva presenza si scontra, però, con le idee del figlio Louis che invece si unisce ai movimenti antirazziali ed è un attivo seguace di Martin Luther King e poi di Malcolm X. Il film è quindi anche un dialogo che spesso si interrompe tra padre e figlio, tra quei due modi di esserci che si scontrano, ma che sono complementari. Perchè tutte le persone che hanno lavorato come Cecil hanno fatto parte della storia dell’emancipazione (come ci aveva ricordato brillantemente The Help).

Il film si muove agilmente attraverso un ampio e ricchissimo arco di tempo, si parte dagli anni Venti in quella piantagione di cotone del Sud degli stati Uniti, per attraversare gli anni 50, 60, 70 fino ad arrivare con un salto all’elezione di Obama. E si mantiene, inoltre, facilmente in equilibrio nell’intreccio tra storia individuale e la complicata storia americana. Il regista aggiunge alla vera storia di Eugene Allen, due elementi, ovvero la moglie alcolizzata (interpretata da Oprah Winfrey) e il secondo figlio che si arruola per andare in Vietnam, inseriti ad hoc nella narrazione, sono due elementi troppo scontati. Ed è proprio questo il difetto del film, quello di indossare troppo spesso una maschera, la stessa che indossa Cecil, quella che piace “ai bianchi”, mentre sarebbe meglio essere messi in discussione come farebbe Louis. Il film resta comunque emozionante.

Camilla Mirone

The Butler – Un maggiordomo alla casa bianca

Regia: Lee Daniels. Sceneggiatura: Lee Daniels, Danny Strong. Fotografia: Andrew Dunn. Montaggio: Joe Klotz. Interpreti: Forest Ehitaker, Oprah Winfrey, David Oyelowo. Origine: USA, 2013. Durata: 125′.

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