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Tarzan 3D

filmz.ruJohn Greystoke si trasferisce in una non meglio identificata zona dell’Africa per cercare i resti del meteorite che è stato la causa dell’estinzione dei dinosauri, convinto che sia portatore di un potere inimmaginabile. Con lui ci sono la sua famiglia ed il suo socio Porter. John Greystoke trova quello che sta cercando proprio quando pensava di dover rinunciare, ma non riuscirà a godere della sua scoperta: lui e sua moglie moriranno in un incidente aereo mentre tentano di allontanarsi dal luogo del ritrovamento. Si salverà solo suo figlio. Il piccolo sarà accolto dalla giungla che diventerà la sua casa: John Greystoke Junior diventerà Tarzan.

Non capita molto spesso che un film di animazione tedesco arrivi nelle sale italiane. L’occasione si presenta in questi giorni con una nuova versione delle avventure di Tarzan. Nuova versione perché per via delle sostanziali modifiche apportate da Reinhard Klooss sarebbe davvero difficile parlare di adattamento. Klooss ambienta la narrazione ai giorni nostri, si inventa il pretesto del meteorite per dare un senso alla presenza dei Greystoke in Africa, e, soprattutto, affida alla giungla non un bambino ancora in fasce, ma un bambino in età scolare.
Se i primi cambiamenti hanno a che fare con il desiderio di aggiornare e di portare elementi nuovi ad una storia raccontata già molte volte, la decisione di spostare in avanti l’età del bambino al momento dell’abbandono permette a Klooss di arrivare rapidamente a unaTarzan-3D più completa interazione tra Tarzan e gli occidentali che dopo anni tornano sul luogo dell’incidente. E questo perché il linguaggio e le usanze degli uomini sono stati solo dimenticati,  e non vanno appresi da zero. E a Klooss questa soluzione fa comodo, dal momento che decide esaurire l’intera vicenda in Africa, eliminando il ritorno a casa, presente invece nel romanzo di Burroughs. Fra tutte, è questa la scelta più carica di conseguenze, dal momento che l’avventura di Tarzan aveva uno dei punti di maggior interesse proprio nell’accostamento di un ragazzo selvaggio alle regole e alla mentalità occidentale ed industrializzata. Rinunciando a questo, Klooss rinuncia a molto. Si crea dei vuoti che deve in qualche modo cercare di riempire. Ma è proprio qui che cominciano i problemi.
Senza un vero confronto con un mondo altro, la restituzione della condizione selvaggia di Tarzan finisce quasi tutta per esaurirsi nel tentativo di dare conto della sua fisicità, del suo modo di muoversi e dei suoi sforzi per assomigliare ai membri della famiglia di gorilla alla quale appartiene. In questo senso l’animazione del personaggio realizzata in motion capture è notevole e le espressioni e i movimenti di Tarzan colpiscono per la loro efficacia. Peccato però che siano al servizio di un personaggio tutto sommato piatto e che non dimostra una vera personalità. A complicare le cose sono dei comprimari altrettanto sbiaditi, che non riescono mai a sfuggire alla prevedibilità e che, bisogna dirlo, non sono animati con altrettanta cura. Senza nemmeno il guizzo di una trovata di sceneggiatura la narrazione procede abbastanza stancamente per finire esattamente dove e come ci si aspetta che finisca.
E’ un peccato, perché in più punti è possibile riconoscere gli sforzi di Klooss nel tentativo di dare al film un taglio personale e in alcuni momenti anche adulto, come per esempio le lunghe sequenze senza dialoghi (lunghe per i canoni dei film pensati per ragazzi) dove Tarzan mostra se stesso e il proprio rapporto con la giungla.
Tuttavia, a conti fatti,  l’operazione non riesce.
Pazienza. Sono passati cento anni dalla sua creazione e in tutto questo tempo l’uomo scimmia ha vissuto decine di avventure diverse. Alcune sono andate bene ed altre no. Il vecchio Tarzan è già caduto altre volte, non se la prenderà. E poi siamo sicuri che, come noi, avrà comunque apprezzato lo sforzo.

Matteo Angaroni

Tarzan

Regia: Reinhard Klooss.  Sceneggiatura: Reinhard Klooss, Jessica Postigo, Yoni Brenner. Montaggio: Alexander Dittner.  Origine: Germania, 2013.  Durata: 94′.

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