Sono passate meno di dodici ore da quando ho messo piede fuori dalla sala cinematografica dove sono andato a vedere Star Wars VIII – The Last Jedi e mi sto ancora domando cosa ho visto. Sicuramente ho assistito al racconto di una bella storia ma ho anche visto un brutto film. Questo non è necessariamente un problema, dal momento che ormai Star Wars non lo si può considerare solo un film, o una serie di film, è chiaramente e definitivamente diventato qualcos’altro. Il termine che mi viene in mente per meglio descrivere questo concetto è “opera espansa”, un’insieme di mezzi di comunicazione che spaziano dal cinema, al fumetto per arrivare ai videogame con lo scopo di raccontare la grande space opera che è Star Wars.
L’idea di un’opera che si aprisse su più fronti in fondo non è nuova, George Lucas ce l’aveva in testa sin dagli inizi, pensate al leggendario “speciale di natale”, un musical natalizio ambientato nel mondo di Star Wars (roba di dubbissimo gusto) o L’avventura degli Ewook, film per la TV ambientato sul pianeta Endor, dove gli Ewook aiutano due bambini sopravvissuti ad un atterraggio di fortuna. Per non parlare della gloriosa produzione della Lucasarts dedicata al mondo videoludico, dove tra simulatori di Xwing, Tie Fighter e avventure grafiche digitali il mondo di Star Wars veniva esplorato e sviluppato in continuazione. Una spinta ancora più forte arrivò dopo la produzione della seconda trilogia, qui Lucas inizia a coinvolgere anche l’animazione e nascono le serie animate sulle Guerre dei Cloni (più un lungometraggio), speciali a fumetti e il comparto videogiochi della Lucasart tira fuori titoli sempre più interessanti come Star Wars: Il Potere della Forza, ambientato tra episodio III e IV dove nei panni di Darth Vader bisogna compiere una serie di missioni affidateci dall’Imperatore Palpatine.
Ormai è chiaro che l’universo di Star Wars non è più solo nei film delle due trilogie canoniche, tant’è che la rivista ufficiale di Guerre Stellari, Star Wars Insider (si esiste https://titanmagazines.com/t/star-wars-insider/) nel 1994 inizia a parlare del Canon, ovvero di quello che è ufficiale e riconosciuto come parte del mondo Star Wars da Lucas e quello che invece è stato creato, magari su licenza, ma che non rientra nel canone della storia o che addirittura è stato realizzato dai fan che omaggiano la saga, ma non può appartenere all’opera canonica.
Con l’arrivo di Disney il progetto “opera espansa” prende ancora più corpo. In primo luogo perché il creatore dell’opera stessa viene estromesso. George Lucas non è più l’uomo dietro le storie di Guerre Stellari (e purtroppo si vede), al suo posto una serie di sceneggiatori e registi che fanno capo alla produzione della Disney e a Kathleen Kennedy (storica co-produttrice di quasi tutti i film di Spielberg) saranno gli artefici del mondo di Star Wars. In secondo luogo, da questo momento, con la terza trilogia si inizia a parlare del futuro della saga. Non bisogna più fare i conti con la mitologia di episodio IV, V e VI, da qui è tutto nuovo, tutto da costruire. Terzo punto fondamentale, nel 2014 la Disney decide di riscrivere il Canon della serie eliminando un sacco di cose che Lucas aveva scritto in romanzi o messo in forma digitale con l’aiuto della Lucasart, con i diritti in mano può farlo e quindi decide di eliminare parte del futuro della serie, che Lucas aveva già indicato, per partire con il suo progetto di “opera espansa”.
Star Wars – The Last Jedi è il perfetto prodotto di questa linea, un montaggione di due ore che sembra più una serie TV di un film, non rispetta quasi nessuna regola delle sceneggiature in fattore di climax, la regia punta solo su alcune scene ben girate che sono quelle che restano in testa maggiormente al cinespettatore (scontro finale Luke VS Kylo ispiratissimo) e pasticcia sul montaggio in maniera imbarazzante, ma racconta una storia davvero notevole. E’ una storia dove finalmente ci liberiamo uno dopo l’altro (avevamo iniziato in episodio VII) dei legami del passato. Via Han Solo (che comunque torna l’anno prossimo con film dedicato alle sue avventure da giovane), via Luke Skywalker e a momenti via anche la principessa Leia (e invece no, il ritorno da Madonna di Madjugorie è una delle cose più brutte del 2017). I nuovi personaggi si strutturano meglio, con dei legami che iniziano a farsi interessanti (Rose poteva morire non ne avremmo sentito la mancanza) ma con delle cadute di stile non indifferenti come la morte del Supremo Leader Snooke, la più idiota dopo quella di Darth Maul. Finalmente iniziano a vedersi i presupposti per qualcosa di coinvolgente, per i nuovi protagonisti che liberi dai vecchi condizionamenti delle due trilogie precedenti, possono iniziare a raccontarci la loro storia.
Brusca frenata. Si perché dato che ormai non stiamo più guardando un film, ma una delle tante storie dell’opera espansa, capita che sentendo la battuta fatta da Kylo Ren sulle umili origini di Rey, lo spettatore che abbia giocato all’ultimo titolo del franchise videoludico di Guerre Stellari: Star Wars Battle Front II, quelle parole suonino strane, molto strane. Il gioco infatti presenta una campagna in single player (tradotto: c’è una storia da giocare, in cui siete voi da soli a risolvere una serie di missioni, dato che il gioco nasce originariamente per essere giocato online contro altri giocatori) che è stata definita Canon! Storia in cui si fanno pesanti insinuazioni sulle possibili origini di Rey, non propriamente umili, ma legate a personaggi di spicco della ribellione che vengono introdotti nel Canon di Star Wars dalla campagna del videogame. Un po’ come Poe Dameron, di cui esiste una serie a fumetti targata Marvel che racconta le avventure prima e durante la Resistenza, o del Capitano Phasma, anche di lei esiste una serie a fumetti che ci racconta meglio questo personaggio potenzialmente interessante. Insomma, io e il mio vicino guardiamo lo stesso film ma potremmo fruirne in maniera differente. Questo non so se sia un bene o male, ma so che non fa di Star Wars – The Last Jedi solo un film. Esso è una frazione dell’opera espansa di Star Wars che in questo caso è sul grande schermo del cinema ma che può essere, contemporaneamente, nello schermo del mio pc con un videogioco e sulle pagine di un fumetto o dentro un’applicazione per tablet.
Arrivati a questo punto diventa riduttivo giudicare The Last Jedi nello stesso modo in cui potremmo esprimere un giudizio su un altro film. Non avrebbe senso, dato che l’oggetto in sé travalica la sala cinematografica per raggiungere quasi tutte le dimensioni dei media di comunicazione, con il particolare fondamentale di aggiungere ed espandere la narrazione del film oltre la sala e lo spettatore seduto in poltrona. L’idea è forse quella pazzesca, ma non troppo, di considerare semplicemente se l’esperienza frazionata dell’opera espansa in The Last Jedi, mi ha arricchito e soddisfatto, aiutandomi ad immergermi nell’universo di Star Wars. In questo, The Last Jedi, credo faccia un ottimo lavoro. In fondo l’idea di “opera espansa” dell’universo Star Wars rappresenta perfettamente quel concetto alla base di tutta l’opera, la Forza.
Mattia Coletto