Alle origini del mito
Sono passati molti anni da quando l’Alleanza Ribelle ha distrutto la seconda Morte Nera, ma la pace non è ancora tornata nella galassia. Il Primo Ordine è a un passo dal restaurare l’Impero. Per essere certi che nessuno possa impedire la presa del potere è necessario però eliminare Luke Skywalker, l’ultimo Jedi rimasto. Ma Skywalker è scomparso. Nessuno sa dove sia. L’Alleanza Ribelle ha allora una sola possibilità: trovare Luke prima del Primo Ordine.
E’ forse opportuno mettere le cose in chiaro da subito: Star Wars è Star Wars. Punto. Non esistono termini di paragone. Non nella storia del cinema, almeno. Da trentotto anni Star Wars non è semplicemente una saga. Non è nemmeno un fatto di costume. E’ qualcosa che ha a che fare con il mito. E’ una cosa che non si può spiegare davvero. E’ così e basta. Se avete più di vent’anni e non amate Star Wars, o addirittura non ne avete mai visto un singolo episodio, allora probabilmente per voi va bene la frase che Louis Armstrong ha usato una volta per il jazz: se hai bisogno di chiedere che cos’è, allora non lo saprai mai.
Intendiamoci, si può non aver mai visto Han Solo portare il Millennium Falcon a velocità della luce e vivere comunque una vita piena e soddisfacente, certo. Ma non tentate di spiegarlo a un fan di Star Wars. Vi guarderebbe come se foste pazzi. E i fan di Star Wars, credete a me, sono ovunque. Pervadono tutto il mondo conosciuto, come la Forza.
Queste sono le premesse. Forse folli per qualcuno, ma innegabili. J.J. Abrams lo sapeva bene, e quando è toccato a lui mettersi dietro alla macchina da presa per dirigere il nuovo episodio della saga, ha fatto l’unica cosa sensata da fare: è partito da lì. Con Star Wars episodio VII: il risveglio della forza Abrams aveva un compito difficilissimo: ripagare l’attesa spasmodica per questo nuovo capitolo, spazzando via la delusione che la seconda trilogia, e in particolare il primo film (Star Wars episodio I: la minaccia fantasma, 1999), aveva lasciato addosso ai fan.
Il problema, con gli episodi I, II e III, è che avevano catapultato tutti gli adoratori della saga in mondo completamente diverso a quello a cui erano abituati. Fatto di città iper tecnologiche e luccicanti, popolate di personaggi comici loro malgrado e innervato da una voglia di spiegare quanto di confuso e appena intuibile era rimasto nei film precedenti. Probabilmente quello che aveva in mente George Lucas, che per l’occasione era ritornato alla regia dopo più di vent’anni, era ampliare l’immaginario visivo della propria epopea. Dare compiutamente conto di quel passato di pace che i suoi personaggi andavano ricordando nei primi tre film, facendo al tempo stesso chiarezza su quegli aspetti che erano rimasti nell’ombra e che avevano costretto i suoi spettatori a lavorare di fantasia per costruire delle ipotesi plausibili e coerenti con quanto veniva raccontato. Ma forse aveva sottovalutato quanto la sua opera avesse ormai valicato i confini strettamente cinematografici per diventare un feticcio, un totem indiscutibile, a torto o a ragione, per milioni di appassionati. Star Wars aveva scavato un solco da quale non era più possibile allontanarsi senza che questo allontanamento fosse percepito come snaturante.
Aveva in mente uno stupore nuovo, Lucas, quando ha immaginato la seconda trilogia, ma quello che ha ottenuto è stato un tradimento. Questo il fattore determinante che ha portato alla valanga di critiche che hanno seguito l’uscita de La minaccia fantasma. Più ancora che una trama traballante, in alcuni punti perfino infantile. Più ancora di una regia stagnante, incapace di tenere un ritmo che si accordasse agli scopi che si era prefissata.
Quello che ha fatto Abrams è stato ritornare alle origini. Premurandosi di dare alla schiera di fan, speranzosi e inquieti allo stesso tempo, quello che stavano aspettando, arrivando perfino a coccolarli. Il risveglio della forza è allora pieni di momenti, battute, camei, rifermenti alla prima trilogia. Tutti lì pronti a strizzare l’occhio a chi ha visto e rivisto i primi film. Ma non basta. La stessa struttura narrativa ricalca da vicinissimo quella di Guerre stellari (1977). Sembra, in alcuni momenti, di assistere alla riproposizione del medesimo film. Ma è qui, dove il chinare il capo di fronte alle pretese del fan intransigente sembra raggiungere il suo culmine, che comincia l’intelligenza del lavoro di Abrams. Ed è qui che, paradossalmente, egli prepara il suo tentativo di rinnovamento.
I nuovi protagonisti della saga sono legati a doppio filo con i propri predecessori. Per i compiti che dovranno svolgere, e per i modi con cui li svolgeranno, ricordano da vicinissimo chi li ha preceduti. Ma non è un avvicendamento facile: dovranno dimostrare di essere all’altezza del compito che gli è stato affidato. E i loro giudici, prima ancora che gli spettatori, saranno gli eroi di quel passato che stanno per ereditare. Saranno Han Solo e Chewbecca; saranno la principessa Leia e Dart Fener; sarà Luke Skywalker. Uno Skywalker che ha compiuto egli stesso un percorso di maturazione lungo quarant’anni ed è adesso finalmente pronto a prendere il posto del suo maestro, presentandosi di fatto come il nuovo Obi Wan Kenobi.
Con questo doppio movimento, che da un lato riporta il passato epico sullo schermo e dall’altro lo affianca ad un futuro pronto a succedergli, Abrams riesce a trovare lo spazio per quel cambiamento che non era riuscito a Lucas. Con dei personaggi aggiornati ai tempi moderni, legittimati nel loro operato dai loro padri mitici e inseriti un mondo che è filiazione diretta di quello apparso per la prima volta sul finire degli anni settanta, Abrams è pronto a portare a compimento la storia.
Se ad una prima occhiata, Star Wars episodio VII: il risveglio della Forza, sembra un riedizione del quarto episodio, si dimostra invece, a guardarlo da vicino, un’opera che conserva in potenza la possibilità di essere davvero qualcosa di nuovo. A dimostralo basti, sul fronte della regia, l’assalto delle truppe del Primo Ordine al piccolo villaggio nel deserto. Una sequenza girata con un dinamismo e con un montaggio impensabili per i tempi della prima trilogia. Sul fronte che regola le dinamiche, anche simboliche, tra i personaggi è poi sorprendente osservare quanto profondo si riveli questo cambiamento. Se infatti Luke e gli altri avevano con propri maestri un rapporto che li vedeva destinati allo scontro per l’affermazione della propria identità verso un destino che vedevano ben chiaro (ed erano d’altronde gli anni settanta), questi nuovi eroi appaiono davvero figli del loro tempo: persi dentro un presente che non sembrano in grado di affrontare. Orfani alla continua ricerca di quei padri che gli hanno lasciato un mondo ostile senza i mezzi per poterlo comprendere. Gli rimane allora, come unica possibilità, quella di partire alla ricerca di quei padri mancanti, perché possano insegnargli ad essere uomini e donne, prima ancora che cavalieri Jedi. Un percorso che abbiamo fatto, o che ancora stiamo facendo, tutti noi.
E allora: che la forza sia con voi, miei giovani padawan.
Matteo Angaroni
Sono dodici i parsec!
Per prima cosa è importante ricordare dove eravamo rimasti: avevamo lasciato i nostri eroi alla fine dell’episodio VI a far festa sulla luna boscosa di Endor con i pelosi Ewoks, tutti attorno alla pira di Anakin-Dart Fener-Skywalker. La forza riequilibrata, l’imperatore Palpatine eliminato, un futuro radioso e progressista da vivere sotto l’egida dei Jedi.
Passati meno di trent’anni, scopriamo che le cose sono andate diversamente, forse qualche governo tecnico di troppo per la rinata repubblica, forse il lato oscuro, come spesso accade, stupidamente sottovalutato. Sta di fatto che siamo di nuovo al punto di partenza con discorsi ufficiali davanti alle truppe che ricordano troppo il Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl. Ancora un volta la repubblica è sull’orlo dell’ennesimo commissariamento e una morte nera ancora più potente e distruttiva a disposizione di un cattivone di turno che pare un orco uscito da Il Signore degli anelli di Jackson.
Il cuore del nuovo-vecchio Star Wars è questo: prendete allora tutti gli elementi significativi della prima trilogia e relativa estetica, evitate accuratamente ogni riferimento alla seconda disgraziata serie, variateli ma non troppo e concentrateli in due ore abbondanti di film.
Ecco Il risveglio della Forza, più che un film un vero e proprio risarcimento per tutti gli appassionati che hanno atteso con trepidazione questo riavvio dell’epopea più significativa del XX secolo. Citazioni interne esplicite al limite dell’ammiccamento, personaggi che ritornano con trent’anni in più sulle spalle ma con gli stessi vestiti addosso, strizzatine d’occhio costanti per i tanti in sala che conoscono ogni angolo della galassia generata da Lucas, e poi espansa da fumetti, videogames, cartoni animati. Ad un certo punto la nuova protagonista Rey, una tonica Daisy Ridley, a bordo del Millennium Falcon chiede ad Han Solo: “E’ questa la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di quattordici parsec?”. In sala si alza un vero e proprio boato: cosa stai dicendo bambina, sono dodici i parsec! Qualche secondo ed Han Solo corregge la giovane e in sala si alza un sospiro di approvazione. Eccolo qui il giusto rimborso per averci propinato Jar Jar Binks, i Midi-chlorian, Yoda che rimbalza come una palla armata da spada laser, Anakin insostenibile e lagnoso adolescente.
Un film ovviamente concentrato, adrenalinico ed esplosivo per risultare godibile oggi anche a un pubblico adolescente. Ma sempre a parlar di forza e lato oscuro stiamo mentre assistiamo all’ennesimo conflitto padre-figlio. Nulla cambia perché il pubblico chiede questo, almeno per il primo episodio: “Chuwe siamo a casa”, siamo noi a dirlo mica Harrison Ford, gioiosamente immersi in pianeti nuovamente polverosi dove si inseguono X-Wing e caccia imperiali (che attenzione ora si chiama Primo Ordine). Un bigino ottimamente confezionato in attesa del prossimo episodio, il vero riavvio che non potrà più pescare nel passato e dovrà esplorare qualcosa di nuovo, osare, scartare da un percorso. Diamo per ora fiducia a J.J. Abrams, poi si vedrà. L’unico che non rivedremo più sarà Han Solo. Riposa in pace canaglia della galassia, inavvicinabile mascalzone spaziale.
Massimo Lazzaroni
Star Wars VII: il risveglio della Forza.
Regia: J.J. Abrams. Sceneggiatura: Lawrence Kasdan, J.J. Abrams, Michael Arndt. Fotografia: Daniel Minden. Montaggio: Maryann Brandon, Mary Jo Markey. Interpreti: Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver. Durata: 135′. Origine: Usa, 2015.