2015… cioè, tanto per lasciarsi andare al gioco dei film e della memoria, 120 anni dopo la prima proiezione dei Lumière a Parigi, 90 dopo La corazzata Potemkin, 70 dopo Roma città aperta, 55 dopo L’avventura di Antonioni e A bout de soufle di Godard, 40 dopo Nashville di Altman e La recita di Anghelopoulos. Una storia già lunghissima e ricca di senso per un linguaggio, quello cinematografico, che nel corso del tempo ha imparato a camminare con le proprie gambe e a produrre capolavori entrati nella storia della cultura e nel nostro immaginario. Già negli ultimi anni il gioco si fa più difficile, e non sarò io a cercare di negare che una certa magia sia andata perduta. Perché è certo un frutto della modernità il triturare ogni cosa in una melassa poco distinguibile e spesso indigesta, che rende tutto confuso, opinabile, soggettivo, mentre qualche volta avremmo bisogno di certezze, in questo caso estetiche, che magari ci guidino alla ricerca di immagini ancora pure, autentiche, non contaminate.
Il senso di smarrimento che a volte ci prende nello scorrere i palinsesti televisivi e nel moltiplicarsi dei canali satellitari, onnivori e brutali nel rendere visibile tutto e il contrario di tutto, mentre a poco a poco le sale cinematografiche scompaiono soprattutto nei piccoli centri e la vita media di un film non supera le due settimane, è, forse, quello che ci meritiamo. L’amore per il cinema, la passione lunga oltre un secolo di cineasti, sceneggiatori, gestori di sale ha lasciato il posto a un business sempre più con il fiato corto, dove si contano i deboli incassi al botteghino ma non si parla più dei film. Anche sui giornali trovare una recensione è impossibile, mentre nel web il problema viene aggirato manipolando i pressbook e tagliuzzando o ricucendo a dovere le poche idee disponibili.
In questo inizio d’anno, però, la malinconia deve lasciare il posto agli spazi della resistenza, che è cosa ben più utile della speranza: la resistenza, al cinema, è fatta di scelte, di informazioni, di percorsi positivi e testardi, di sguardi puri. Quelli dei registi più attenti, degli scrittori e sceneggiatori più coraggiosi, delle riviste più curiose, delle associazioni e degli esercenti che lottano per mostrare al loro pubblico il film giusto. Andiamoli a cercare, questi ultimi irriducibili, e sosteniamo il cinema con la nostra presenza importante, critica e necessaria.
Buon anno a tutti, dalle righe di questo Cinequanon, che ogni anno ha qualche motivo in più per alzare la testa, ed essere al vostro fianco, per tutto il cinema che ci meritiamo e che nessuno ci potrà togliere.
Giulio Rossini