Il piccolo Jiro ama il volo sopra ogni cosa. Quando sogna, Jiro sogna di volare. Quando è sveglio, Jiro sogna di volare. Anche se è miope, e sa che non potrà mai diventare un pilota, non importa, perché Jiro ha una passione enorme e salda dentro il cuore, ed un modello a cui ispirarsi: l’ingegnere aeronautico italiano Gianni Caproni. Jiro non diventerà uno di quelli che gli aerei li fa volare. Jiro diventerà colui che gli aerei li crea.
E’ passato un anno da quando Si alza il vento (2013) è stato presentato alla settantesima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. E’ stata una attesa lunga e venata da un certo tipo di malinconia. Perché Si alza il vento sarà l’ultimo opera di Hayao Miyazaki.
Dopo undici lungometraggi, tutti di livello altissimo, il dio degli anime saluta e se ne va. Lo fa con un film dal taglio realistico, che sembra concedere meno al fantastico, ma che pure si inserisce senza sforzo, e anzi con una naturalezza sorprendente, nel corpus della sua opera passata. Così come era già stato per il suo amico e socio fondatore dello Studio Ghibli Isao Takahata, con lo splendido Una tomba per le lucciole (1988).
In Si alza il vento, si ritrovano limpide e senza sforzo tutte le stelle fisse della poetica di Miyazaki: l’invito a seguire i propri sogni e la tenacia e lo sforzo necessari a conquistarli; il rifiuto inorridito per la guerra; un amore per il volo che conserva, sempre, un tratto come di stupefazione; una naturale spinta verso il tentativo di trovare un equilibrio tra il singolo e gli altri uomini e tra gli uomini e la natura.
Solitamente quando nell’ultima opera di un autore si ritrovano riepilogati i punti fermi del suo percorso, si finisce per parlare di testamento artistico. Ma nel caso di Miyazaki sarebbe probabilmente un’inutile forzatura. Dal momento che Miyazaki, anche questa volta, parla di ciò di cui ha sempre parlato. Perché temi portanti del suo cinema non sono frutto di un’acquisizione per gradi, ma sono presenti tutti fin da subito, fin dal suo primo lungometraggio. Si alza il vento è perciò, prima di tutto, un atto di coerenza.
Per andare alla ricerca di un qualche tipo di lascito, converrà allora cambiare prospettiva. Smettendo di guardare fra quello che c’è e che c’è sempre stato per andare andare alla ricerca di ciò che, almeno apparentemente, sembra mancare.
Famoso in tutto il mondo per la sua straordinaria capacità di aprire le proprie storie al regno del fantastico attraverso invenzioni memorabili e stupefacenti (valgano per tutte il treno che corre sull’acqua ne La città incantata e la porta che, ad un solo giro di maniglia, si apre su mondi diversi ne Il castello errante di Howl), con Si alza vento Miyazaki sembra rimanere aggrappato al reale. I riferimenti storici sono numerosi e precisi. Gli aspetti tecnici riguardanti la progettazione e la costruzione degli aeroplani sono restituiti con una cura quasi documentaristica. Lo stesso protagonista, Jiro Horikoshi, è un personaggio realmente esistito. Nel film non si incontrano autobus a forma di gatto né spiriti della foresta. Niente castelli nel cielo o mostri tarlo. E’ solo attraverso il sogno che Jiro potrà uscire dal reale. Ad occhi aperti o chiusi non farà molta differenza.
Eppure, Si alza il vento è pieno di magia. E’ l’amore che Jiro ha per il volo, la sua completa dedizione al proprio sogno, la porta attraverso la quale Miyazaki riempe di magia il proprio film. E’ attraverso questo amore che Jiro riesce a dialogare con il proprio modello, il conte Gianni Caproni. E’ attraverso questo amore che prendono vita le sequenze con gli aerei immaginati da Caproni a volare nei cieli d’Italia.
In tutte le opere precedenti, la presenza del fantastico restituiva ai personaggi un nuovo rapporto con il reale. Con la natura soprattutto. A pensarci bene, Si alza il vento non fa differenza. Miyazaki sembra confermare che il fantastico esiste davvero e che il suo potere non diminuisce con il trascorrere dell’infanzia, ma rimane forte dentro di noi. E’ contenuto nei nostri sogni, nei nostri desideri, quando siamo in grado di amarli fino in fondo. Non ci sono altre vie.
Si alza vento, bisogna provare a vivere.
Matteo Angaroni
Si alza il vento
Regia e sceneggiatura: Hayao Miyazaki. Produzione: Studio Ghibli, Kiddi Corporation. Origine: Giappone, 2013. Durata: 126′.