Le Parc del francese Damien Manivel, presentato da ACID alla sala Alexandre III, è stato il film inaugurale della nostra esperienza a Cannes; alla proiezione, la prima nazionale, hanno assistito anche il regista e gli attori.
Dopo aver sgomitato tra la folla della Croisette e aver cercato invano il cinema per 20 minuti (alla fine era dietro l’angolo), siamo finalmente riusciti ad affrontare la coda.
L’avventura in sé è risultata piacevole ma questa storia d’amore ambientata interamente in un parco ha creato un po’ di delusione, tra riprese statiche e infiniti silenzi. Due giovani ragazzi, una giovane liceale e uno studente di economia che probabilmente non si sono mai visti prima si ritrovano presso una panchina. Nonostante la relazione di tipo sentimentale che nasce tra i due nel corso della narrazione, i dialoghi sono molto scarni e creano un’attesa troppo estesa e senza una risoluzione. L’attenzione dello spettatore si risveglia quando la situazione cade nell’assurdo (un improvviso risveglio, un camminare all’indietro, un guardiano notturno) e si conclude con un finale (una barca che all’improvviso spunta in un parco!) brusco e incomprensibile. Tuttavia abbiamo apprezzato la fotografia e il modo in cui i personaggi entrano ed escono dalle inquadrature fisse sul parco.
Siamo riusciti ad ascoltare alcune opinioni sul film, tra loro contrastanti: “C’est bizarre” (è strano) dice la prima ragazza intervistata, mentre una seconda aggiunge: “Personnellement, je n’ai pas aimé. Je l’ai trouvé un petit trop long; le jeu d’acteur, eh bien, c’était pas très bien joué!” (Personalmente, non mi è piaciuto. L’ho trovato un po’ troppo lungo; l’interpretazione, beh, non era molto ben recitata). Infine, un parere molto positivo: “J’ai beaucopu apprecié le rhytme du film dans la longeur. Par exemple, quand elle est avec son telephone, on voulait vraiment se trouver avec elle en attendant la reponse. J’ai aimé aussi parce que les personnages sont jeunes et que le film nous montre des moments bien realistes: la fille était incroyablement vraie.” (Ho apprezzato molto il ritmo lento. Quando, per esempio, lei (=la protagonista) sta parlando al telefono, ci si vorrebbe davvero trovare con lei nell’attesa della risposta. Mi è piaciuto anche perché i personaggi erano giovani e perché il film mostra dei momenti molto realistici: la ragazza era incredibilmente verosimile).
Concludiamo la giornata con una meritata granita.
da Cannes, la redazione della II D Esabac