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Se chiudo gli occhi non sono più qui

se_chiudo_gli_occhi_non_sono_pi_qui_poster_itaA chi non è mai capitato di domandarsi, almeno una volta nella vita, se esista un qualcosa di fisso e stabile come gli astri del firmamento, un qualcosa di talmente determinato da rendere vana ogni nostra scelta? Alcuni lo chiamano destino, altri preferiscono pensare che sia una specie di disegno divino a governare il folle movimento del nostro agitarci su questa terra. Kiko è un ragazzo di 16 anni per metà filippino e si chiede esattamente la stessa cosa, anche se tutto ciò che lo circonda sembra essere un incentivo a soffocare questa e molte altre domande. Il lavoro da operaio, che il patrigno Ennio lo costringe a svolgere ogni pomeriggio dopo la scuola, gli prosciuga tutte le energie, comprese quelle che gli sarebbero necessarie per studiare. Tutto sembra dover scorrere sempre uguale tra la fatica e le violenze domestiche, mentre Kiko può solo rifugiarsi nel vecchio autobus che ha arredato per celebrare la memoria del suo defunto padre e sognare le stelle. Quando un anziano uomo avvicina Kiko promettendogli sicurezza ed amicizia, il ragazzo dovrà rimettere in discussione il principio secondo il quale nessuno fa niente per niente.

Vittorio Moroni ritorna al cinema di finzione dopo alcune interessanti esperienze di tipo documentaristico, tra cui spicca senza dubbio il lungometraggio del 2004 Le ferie di Licu, ed aver firmato diverse sceneggiature per autori come Emanuele Crialese ed Alessandro Gassman. Lo fa con uno spirito nuovo e in maniera profondamente innovativa, in linea con la nuova tendenza del cinema italiano, che ha scoperto di poter funzionare eccezionalmente se riesce a trovare modi originali di rapportarsi alla realtà quotidiana. Il regista valtellinese sperimenta un linguaggio, nel quale si preferisce cercare una continuità emotiva tra le varie scene, pensate (e poi costruite in montaggio) per consentire agli attori di recuperare emozioni estremamente autentiche, che nascono da vere esperienze vissute dagli interpreti e prestate con generosità ai personaggi. Poco importa allora che si tratti di volti noti del cinema come nei casi di Beppe Fiorello e Giorgio Colangeli o di un giovane esordiente come l’intensissimo protagonista Mark Benedict Manaloto, Giorgio-Colangeli-Mark-Manalotoperché quello che conta è arrivare al cuore delle emozioni attraverso sequenze completamente basate sull’improvvisazione. La macchina da presa segue situazioni e circostanze, ruba al di là del ciak – come ammette lo stesso Moroni – per creare un nuovo e meraviglioso genere di film.
Anche a livello narrativo si ritrovano alcuni temi già affrontati in precedenza dal regista, quali per esempio il senso di estraneità che si prova nell’appartenere ad una minoranza etnica (Le ferie di Licu, Razzabastarda), il racconto attraverso lo sguardo dell’infanzia (Terraferma), ma con una maturità nuova ed un’inaspettata lucidità d’intenti che rendono la complessa opera comunque emozionante e comprensibile, nonostante i molti passaggi fuori fuoco e lo strano montaggio in cui non tutte le inquadrature sono perfettamente consequenziali.
Se chiudo gli occhi non sono più qui rappresenta una fulgida speranza per il cinema indipendente che meriterebbe qualche sforzo distributivo in più.

Giulia Colella

Se chiudo gli occhi non sono più qui

Regia: Vittorio Moroni. Sceneggiatura: Marco Piccarreda, Vittorio Moroni. Fotografia: Massimo Schiavon. Montaggio: Marco Piccarreda. Interpreti: Mark Benedict Manaloto, Beppe Fiorello, Giorgio Colangeli. Origine: Italia, 2013. Durata: 100′.

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