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Sangue del mio sangue

Federico, giovane uomo d’armi, viene spinto dalla madre a recarsi nella prigione-convento di Bobbio dove suor Benedetta è accusata di stregoneria per aver sedotto Fabrizio, suo fratello gemello, e averlo indotto a tradire la sua missione sacerdotale. La madre preme affinché Federico riabiliti la memoria del gemello, ma anche lui viene incantato da Benedetta che sarà condannata alla prigione perpetua e murata viva. Ai giorni nostri, a quel portone del convento trasformato poi in prigione e apparentemente abbandonato, bussano un sedicente ispettore e un miliardario russo che lo vorrebbe acquistare. In realtà quel luogo è ancora abitato da un misterioso Conte che occupa abusivamente alcune celle dell’antica prigione e che si aggira in città solo di notte.
sangue del mioDue storie distinte unite da un luogo, Bobbio, dove è nato Marco Bellocchio e dove è stato girato il suo lungometraggio d’esordio I pugni in tasca; una parte buia e gotica ottimamente fotografata da Daniele Ciprì ed una seconda grottesca dove un dracula da prima repubblica si aggira per il borgo ossessionato dalla guardia di finanza.
Due storie che faticano a stare insieme, le cui connessioni paiono forzate e lasciano per strada tanti, troppi pezzi. In mezzo diverse scelte discutibili che rendono il film non tanto un riuscito gioco di specchi, come l’ha definito un’incauta e pomposa Concita De Gregorio su La Repubblica, quanto un pasticcio dove si alternano soluzioni riuscite a scelte francamente discutibili (se non di cattivo gusto).

Nel minestrone “anarchico e spiazzante” cucinato da Bellocchio, o meglio nel sanguinaccio mal amalgamato, troviamo Nothing Else Matters dei Metallica orrendamente riarrangiato per voci bianche, i bollori di due sorelle che passano dal piacere di trovare le uova nel pollaio al sollazzarsi nella notte in compagnia del prode Federico fino ad arrivare all’imbarazzante macchietta di Filippo Timi che ci descrive con i suoi camicioni sgargianti la leggerezza e la vacuità della società contemporanea. E poi Tapum Tapum ed un Torna a Surriento al pianoforte, pippozzi sul tempo e internet, sul potere al maschile che attraversa i secoli ma che tramate tramate le streghe son tornate a sconfiggere. Di vampiresco rimane solo l’operazione: una coproduzione Italia-Francia-Svizzera che succhia risorse e visibilità veneziana che potevano esser destinate altrove.

 Massimo Lazzaroni

Sangue del mio sangue

Regia e sceneggiatura: Marco Bellocchio. Interpreti: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Lidiya Liberman, Fausto Russo Alesi. Origine: Italia/Francia/Svizzera, 2015. Durata: 107′.

 

Massimo Lazzaroni

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