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Roma 2024: Saturday Night e Libre

Una commedia americana scatenata, di quelle che non si vedono da tempo. È Saturday Night di Jason Reitman, presentato alla 19° Festa del Cinema di Roma (Reitman la vinse nel 2007 con Juno) nella sezione Grand public e subito nelle nostre sale come evento di tre giorni. Un prima della prima del celebre Saturday Night Show, lo spettacolo in onda sulla Nbc, che ha rivoluzionato la comicità e portato sulla scena una nuova generazione di comici.

Saturday Night di Jason Reitman

Il film si svolge nell’ottobre 1975, tutto in una sera, nell’ora e mezza che precede la messa in onda della puntata d’esordio. Un’unità di tempo e di luogo quasi teatrale, con gli studi che diventano spazio chiuso, concentrato, claustrofobico e ribollente di una sarabanda di persone e situazioni. Il riferimento più vicino nella coralità è il cinema di Robert Altman, anche se Reitman ci mette la frenesia di una corsa a perdifiato. Questo perché, come spiega la didascalia iniziale, lo spettacolo in diretta non è trasmesso perché è pronto, ma perché sono le 23.30 del sabato. E in questo caso non ci sono certezze, giacché ci sono ancora contratti da firmare e i dirigenti della tv non sono ancora convinti della cosa. Il produttore e ideatore Lorne Michaels, affiancato dalla moglie autrice Rose, ha il suo bel daffare per tenere insieme tutto, tra attori anarchici e ritardatari (tra loro John Belushi, Dan Aykroyd, Chevy Chase e molti altri), una bigotta lettrice dei testi, funzionari bizzarri e ogni sorta di inconveniente. Così sullo spettacolo di agita lo spettro del più rodato e paludato conduttore Johnny Carson, pronto a subentrare con il suo programma.
Saturday Night rappresenta un incontro scontro tra modi diversi di intendere la comicità, tra generazioni, tra l’establishment e il mondo dello spettacolo underground irriverente nel linguaggio e nei tempi comici completamente diversi. Reitman sa dirigere un ottimo cast di volti non molto conosciuti su una sceneggiatura scoppiettante e su ritmi vertiginosi, facendo pure pattinare sul ghiaccio Belushi nel tentativo di compiere il mitico triplo Axel. Un film davvero godibile e divertente che accende i riflettori su un momento storico della televisione e della risata.

Libre di Melanie Laurent

Sempre nella sezione Gran Public è stato presentato l’ottimo polar Libre di Melanie Laurent, attrice (Bastardi senza gloria) e ormai regista di valore, al secondo lungometraggio di finzione dopo il molto promettente Galverston. La storia è liberamente ispirata a quella di Bruno Sulak, ladro gentiluomo che fece impazzire la polizia transalpina nei primi anni ‘80. La vicenda inizia nel 1983, con l’ex soldato della Legione straniera (interpretato da Lucas Bravo) che compie una serie di rapine a supermercati nel sud della Francia. Con lui un complice, un gigante nero, e la fidanzata Annie (Léa Luce Busato), con i quali esegue colpi puliti, senza bisogno di sparare o di usare violenza. Quando nella banda include un amico schizzato che perde la calma ed esplode un colpo, la situazione si fa più delicata, le maglie degli inquirenti, al comando del tenente Georges (Yvan Attal), si fanno più strette. Così Bruno è costretto ad abbandonare la sicurezza dei nuovi esercizi commerciali senza sorveglianza e si trasferisce con gli altri a Parigi, iniziando a svaligiare gioiellerie con espedienti originali e spettacolari. E nella capitale ritroverà il poliziotto, che nel frattempo è stato promosso. Laurent fa un omaggio al banditismo romantico di un tempo, alle rapine fatte per essere “liberi” (da qui il titolo), per ribellarsi, per il bel gesto, tanto che la fidanzata non considera Bruno un ladro bensì un artista. Tra gli episodi, una rapina in un negozio di preziosi a Cannes travestito dal tennista Bjorn Borg.
Libre è un poliziesco che guarda al genere classico – si nomina varie volte Belmondo, ma Sulak ha più di Delon – reinventandolo con tocchi contemporanei come le inquadrature sghembe, o ribaltate, che non sono mai fini a se stesse, ma danno dinamicità e freschezza soprattutto ad alcune sequenze. Il protagonista rifiuta la violenza, non dimentica chi l’ha aiutato e compie colpi spettacolari, così la sua storia è un’avventura rocambolesca in un mondo che non c’è più. In aggiunta c’è la storia d’amore, passionale e viscerale con Annie, anche questa da un’epoca che non c’è più. Un film davvero apprezzabile, una rivisitazione del polar personale con tocchi ironici e ottimi interpreti.

da Roma, Nicola Falcinella

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