Non è facile ammetterlo. Ce ne si vergogna un po’. Lo si racconta agli amici un po’ come ci si raccontava, da piccoli, di aver rubato la nutella. Eppure, numeri alla mano, la situazione è chiara: quasi nessuno ha resistito, solo pochissimi irreprensibili, e anche in questo caso forse più per gloria che per scarsa curiosità. Quo vado? è il film italiano più visto di tutti i tempi nelle sale cinematografiche. Talmente già noto che è addirittura inutile ricordarne la trama. Checco Zalone ha vinto, è innegabile. Perché, vien da chiedersi? D’accordo che fa ridere e che ridere piace a tutti, ma davvero basta questo? E davvero fa ridere tutti nello stesso modo? Forse il punto è un altro. O meglio, proprio l’inverso: fa ridere tutti, ma in modi diversi. Fa ridere i giovani, che si identificano con il Checco che ben conosce il valore del “posto fisso”. Fa ridere gli impiegati statali, che ben conoscono i privilegi del posto fisso. Fa ridere chi ha provato a vivere all’estero, ma poi è tornato a casa perché la nostalgia di mamma Italia era troppa. Fa ridere chi vive all’estero e avrebbe un sacco voglia di suonare il clacson al semaforo ma è costretto a comportarsi “civilmente”. Fa ridere quelle mamme tipicamente nostrane che chiamano il proprio bambino dieci volte al giorno e la cui unica preoccupazione è sapere se, cosa e quanto ha mangiato. Fa ridere i difensori del multiculturalismo e i più intransigenti nazionalisti, i sostenitori delle famiglie allargate o delle coppie aperte, ma anche i più tradizionalisti, il nord e il sud, uomini e donne, vecchi e giovani. Insomma, fa ridere gli italiani, tutti gli italiani, perché parla di loro, di ognuno di loro (di noi). Senza risparmiare nessuno. Mettendo a nudo il neo, il vizio, la bruttura di ciascuno, ridicolizzandoci un po’ tutti. È una risata amara? Indubbiamente sì. E così, ancora una volta, la quarta ormai, ridiamo con Zalone e ridiamo di noi. Ma è davvero solo questo che piace? Basta questo a convincere un pubblico tanto ampio e diversificato? Davvero l’italiano è disposto a ridere di sé e a ritirarsi in buon ordine? Ebbene no. E Zalone, che è tutto, meno che uno sciocco, lo sa bene: la satira, per quanto paghi, non paga mai a sufficienza.
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Alla fine, se vuoi vincere davvero, se vuoi piacere, se vuoi assicurarti uno spettatore anche per la prossima volta, allora il lieto fine è d’obbligo. Quel finale di buoni sentimenti che Zalone non ci nega mai, quello dell’italiano che, per quanti difetti abbia, qualunque sia la sua individualissima deformità, ha un cuore grande. E’ il generoso, il buono, l’espansivo, il sorridente, il cordiale. Che alla fine ti stupisce sempre e non ti delude mai. Che alla fine ti fa dire “ma dove si sta meglio che in Italia, tra gli italiani?”. Nonostante la crisi, nonostante le ruberie dei politici, nonostante dilagante disonestà e ordinaria inciviltà. Il sospetto è che il nostro Checco, pizzetto biondo a parte, non ne sia poi troppo convinto.
Monica Cristini
Quo vado?
Regia: Gennaro Nunziante. Sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Checco Zalone. Fotografia: Vittorio Omodei Zorini. Montaggio: Pietro Morana. Interpreti: Checco Zalone, Sonia Bergamasco, Eleonora Giovanardi, maurizio Micheli, Paolo Pierobon, Lino Banfi. Origine: Italia, 2016. Durata: 85′.