Quando hai 17 anni, navighi in un oceano di dubbi. Nello sguardo degli altri vorresti specchiarti e comprendere qualcosa in più sulla tua identità. Cerchi approvazione da familiari e amici, ma li tieni a distanza. Gioie e dolori sono amplificati. La vita è un melodramma tempestoso. Tutto è prima persona singolare, presente, indicativo.
Il presente indicativo di Damien (Kacey Mottet Klein), figlio unico di una dottoressa (Sandrine Kiberlain) e un pilota impegnato in Afganistan (Alexis Loret), è l’ultimo anno di scuola superiore, un compagno con cui viene spesso alle mani, Tomas (Corentin Fila), un corpo da irrobustire con tecniche di autodifesa e, soprattutto, un’attrazione incomprensibile proprio verso Tomas. Questi è a sua volta schivo, isolato, figlio adottivo di origini magrebine, che vive con i genitori in una casa in montagna, a un’ora e mezza da scuola. Quando Marianne, la madre di Damien, presta cure mediche alla mamma di Tomas, annunciandole una prossima imprevista maternità, è impressionata dalla gentilezza del ragazzo, che ritroverà invece, dopo l’ennesimo litigio con Damien, davanti al Preside della scuola. La donna decide così di imporre una terapia d’urto ai ragazzi, invitando Tomas a passare del tempo a casa con loro, così che la madre di Tomas possa trascorrere la gravidanza sotto controllo in ospedale. Si apre uno scontro che diventa via via un incontro e, per Damien, la possibilità di convertire la ruggine in amore.
Con Quando hai 17 anni André Téchiné firma un lavoro intenso e teso, evitando curvature melensi o le “frasi fatte” dei teen-movie. Ci sono echi espliciti al poema Roman di Rimbaud, ma alzi la mano chi lo trova scontato. Quando hai 17 anni è in perfetto stile Téchiné, con un plot – complice anche la regista, qui sceneggiatrice Céline Sciamma (Tomboy, Diamante Nero) – che affonda con apparente semplicità nelle psicologie dei due adolescenti e della madre Marianne, definendo un terzetto affettivo in cui non mancano ambiguità. La Sciamma ha dimestichezza con il tema e con l’adolescenza: l’omosessualità è più che periferica nel suo cinema, approfittando di un clima culturale, quello francese, meno ipocrita e bigotto del nostro (La vie d’Adèle aveva trionfato a Cannes nel 2013). L’omosessualità è raccontata quando si manifesta, con il carico di turbamenti e il pericolo di reazioni aspre, proprio come nel film di Téchiné.
Il regista, ormai settantatreenne, sfoggia uno sguardo curioso, per nulla giudicante, al contrario quasi paterno nei confronti di tutti e due i protagonisti di questa disperata storia d’amore. Si pensi al desiderio di fuga represso in Tomas, che nuota in un lago gelido per “spegnere” i turbamenti, legati non solo all’identità di genere (o non subito), ma al sospetto di poter diventare un figlio di serie B. Téchiné disegna con accuratezza movimenti di macchina che avvicinano con pudore Damien e Tomas, da soli e insieme, in lotta violenta e poi nei primi abbracci imbarazzati, fino all’adesione totale dei due corpi, quando bisogno e desiderio coincidono, finalmente. E se in profondità di campo si muovono “motivi” politici, forse la metafora di un paese che ancora cerca una piena integrazione delle minoranze, questi non prendono mai il sopravvento, rimanendo sottotraccia, nemmeno così significativa.
Nuoce semmai il subplot legato al padre di Damien, che cade in un’azione militare. Non un papà qualsiasi quindi, ma un eroe di guerra. Più che influire sulla psicologia di Damien, l’evento giustifica nell’ultima parte del film il ritorno di Tomas, che precedentemente era stato allontanato da Marianne, dopo l’ennesimo litigio. Il ragazzo diventa il consolatore della donna e, per un attimo, sospettiamo una svolta clamorosa che, invece, è un abile depistaggio. Ma un caduto in Afganistan non può rimanere un pretesto, per cui il sospetto – adesso sì – di una lettura ideologica minaccia la pulizia del testo filmico, attenuata dal picco emotivo che impegna l’ultima parte del film, quando la crisi dei 17 anni si trasforma in linfa vitale. Il futuro è domani, e spaventa meno.
Vera Mandusich
Quando hai 17 anni
Regia: André Téchiné. Sceneggiatura: Céline Sciamma, André Téchiné. Fotografia: Julien Hirsch. Montaggio: Albertine Lastera. Interpreti: Sandrine Kiberlain, Kacey Mottet Klein, Corentin Fila,Alexis Loret. Origine: Francia, 2016. Durata: 116′.