Vivere di ideali, respirare quello spirito di coesione e unità che rinvigorisce, che tiene alto il pensiero come forma di libertà… era così quando c’era Berlinguer. Le piazze si riempivano e l’uomo dalle «ossa piccole» parlava alla folla con tono paterno, ammonitorio ed al contempo rassicurante. Walter Veltroni, nel suo film d’esordio come regista, racconta la vita pubblica e privata del leader del Pci con il sentimento di chi ha vissuto le speranze e le difficoltà di una generazione di giovani che in quegli anni di mutazioni radicali vedeva in Berlinguer la persona che meglio poteva rappresentarli.
Il periodo su cui l’ex sindaco di Roma ha voluto porre l’accento è quello che copre gli anni dalla vittoria dei NO al referendum sul divorzio del 1974 fino all’ultimo faticoso comizio di Padova nel 1984 (subito dopo il segretario generale del Partito Comunista si spense nella sua camera d’albergo). Nel mezzo l’incredibile ascesa del Pci che dal 25% raggiunse il 34% in soli quattro anni, il distacco radicale dall’Urss per la realizzazione di un eurocomunismo d’avanguardia (Berlinguer sfidò i delegati provenienti da ogni parte del mondo in occasione del 60º Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre proclamando la democrazia un valore universale e auspicando un pluralismo di sistema), le fasi del compromesso storico e l’uccisione di Aldo Moro, il periodo di paralisi e le attese infrante: la carica di energia e cambiamento che avevano riscaldato i cuori di molti, venne spazzata via da un freddo vento di ingerenza politica e malcontento sociale.
Il docu-film è realizzato attraverso l’alternarsi di immagini di repertorio (alcune dello stesso Veltroni), interviste emozionanti a personaggi che furono vicini all’uomo politico come quella al suo capo scorta ed ad un attivista del Pci presente sul palco il 7 giugno a Padova, poi il ricordo commosso della figlia Bianca che ne ricostruisce il profilo intimo. Una struttura semplice e classica per far tornare alla memoria le azioni e le parole di colui che si batté per una moralità diversa, contraria a ciò a cui oggi siamo abituati, un racconto limpido e sincero che raccoglie momenti di riflessione (Toni Servillo legge una lettera di Berlinguer del 1944 quando era in carcere, reo di aver partecipato ad uno sciopero) e di profonda umanità (le riprese dei funerali che si tennero a Piazza S. Giovanni a Roma). L’intenzione di far rivivere allo spettatore il sentimento dell’epoca è però letteralmente massacrato da un breve preludio in cui, al quesito “chi era Berlinguer?”, giovani studenti universitari esibiscono la loro ignoranza. La banale formula domanda-alta/risposta-stupida, tipica di certi programmi televisivi, appare inutile ai fini della ricostruzione biografica. Il risultato finale di questa opera è tutto sommato buono, anche se dobbiamo moltissimo all’immensità del soggetto più che alla marca autoriale.
Rosmini Jenny
Quando c’era Berlinguer
Regia: Walter Veltroni. Soggetto: Walter Veltroni. Fotografia: Davide Manca. Montaggio: Gabriele Gallo. Musica: Danilo Rea. Origine: Italia, 2014. Durata: 117′.