Claudia Torrini (Sarah Felberbaum) e Stefano Parisi (Luca Argentero) si ri-conoscono dopo tanti anni. Da bambini tra loro c’era una “certa” simpatia, da adulti non si possono sopportare. Lei è avvocato divorzista, agguerrita difensore delle donne, lui un terapista di coppia, che invece fa di tutto per tenere uniti i coniugi in crisi. Quando Stefano si separa dalla moglie (che ironia!), si ritrova ad abitare in un appartamento di fronte a quello di Claudia, con tanto di uffici confinanti. Nonostante lei sopporti a stento lui, lui si innamora di lei. Cupido è il figlio undicenne (Riccardo Russo) che, in mancanza di un padre, si avvicina a Stefano. C’è poi Alessandro (Giampaolo Morelli), fratello di Claudia, a lavorare sui nodi di questa trama amorosa. nonostante qualche equivoco si insinui tra i due, cosa potrà mai succedere?
Appunto, cosa potrà mai succedere tra un uomo e una donna che giocano a detestarsi ma si annusano scopertamente, ingabbiati in una trama scritta da otto (OTTO!) sceneggiatori, che strizza due occhi, non uno, alla commedia romantica, sofisticata anni ’50 made in Usa. Poli opposti omaggia la battaglia dei sessi che ha precedenti illustri da Frank Capra in avanti, lo fa inventandosi un Cary Grant e una Hepburn italiani, upper class, un po’ glamour. Almeno nelle intenzioni. Non è una novità per Max Croci, regista di tanti cortometraggi che hanno spesso tradito un amore viscerale per quella cinematografia d’oltreoceano, che tanto ha fatto sognare gli spettatori nel secondo dopo-guerra. L’America vincitrice sdoganava i suoi modelli e in patria nascondeva i conflitti sociali sotto una coltre di fumo rosa. Eppure che marchingegni perfetti erano quei film di Cukor, Sturges, Hawks, soprattutto Hawks e la screwball comedy, gag dai tempi perfetti, dialoghi mai banali seppur apparentemente futili, ritmo in crescendo scena dopo scena fino al tripudio finale. Film magnificamente sceneggiati. Oh, Susanna!!
Poli opposti poteva essere il film perfetto per Croci, se avesse forse aggiunto qualcosa in più a una scrittura frammentaria e poco creativa, che attinge più che altro ai palinsesti pomeridiani della Tv italiana. Sarà per questo che un canovaccio ampiamente frequentato, diventa una trappola in assenza di idee nuove. Il film, nel raccontare una storia che non addensa sorprese, non riesce nell’impresa di distillare situazioni e dialoghi che rinviino a un contesto più complesso. I suoi due protagonisti sono mossi da motivazioni deboli, il veleno di Claudia è generato da un’avventura giovanile che non evoca nessun dramma, per cui ogni presa di posizione di lei – ammantata in una vestaglia di seta alla Jean Harlow – nei confronti dell’universo maschile, diventa ridicolo, altresì di fronte a Stefano che è tutto fuorché uno sciupafemmine.
Croci tenta di alzare l’asticella del conflitto, ma la natura di Stefano e Claudia lo costringe ad accontentarsi di giocare con soluzioni visive che cercano appigli a un cinema che non esiste più (e ci sarà pur un motivo), nostalgicamente, in maniera quasi commovente. A tratti certe inquadrature tradiscono la povertà della produzione, perché il profilmico sconfessa le intenzioni, e gli ambienti non sono ciò che dovrebbero e vorrebbero essere. Ma come fanno in Francia a produrre commedie sofisticate dove la tradizione è al servizio dell’attualità?
Vera Mandusich
Poli opposti
Regia: Max Croci. Sceneggiatura: Gianluca Ansanelli, Tito Buffulini, Roberto, Burchielli, Antonello De Leo, Mauro Garaini, Riccardo Irrera, Paolo Logli, Alessandro Pondi. Fotografia: Fabio Zamarion. Montaggio: Luigi Mearelli. Interpreti: Luca Argentero, Sarah Felberbaum, Giampaolo Morelli, Elena Di Cioccio, Riccardo Russo. Origine: Italia, 2015. Durata: 85′.