Nel 1813 Jane Austen pubblicò Orgoglio e pregiudizio non immaginando che sarebbe diventato un cult omaggiato, trasposto, saccheggiato, sbertucciato, triturato e rimescolato con praline al sangue, come nella versione dell’ultimo furbetto del quartiere: tal Seth Grahame Smith, scrittore e autore televisivo che deve la sua fortuna a due romanzi mash-up, nel 2010 Abraham Lincoln: Vampire Hunter e, l’anno prima, Pride and Prejudice and Zombie, libro alla base del film di Burr Steers, che qualcuno ricorderà attore in Pulp Fiction, nella parte di un fighetto spacciatore, freddato a bruciapelo da Samuel L. Jackson.
Il film traspone abbastanza fedelmente il romanzo, che – ricordiamo – aggrediva Pride and Prejudice innestandovi cupe atmosfere horror-fantasy e creando un contrasto evidente tra i dialoghi della Austen, spesso inalterati, e i riadattamenti di interi passaggi narrativi con la presenza spiazzante di creature affamate di cervelli umani.
L’Inghilterra del XIX secolo è dunque invasa da un’orda di zombi e la causa è la classica epidemia di peste di origine sconosciuta. Le cinque sorelle Bennet, spinte dal padre, hanno studiato arti marziali in oriente e maneggiano con disinvoltura e freddezza ogni tipo di arma. Nonostante la madre le voglia maritare, il padre le elegge a guardiane della casa, prefigurando future cruenti battaglie tra vivi e non morti. Tra i temerari caccia-zombi si distingue il colonnello Darcy (Sam Riley), bel tenebroso che fa colpo su Elizabeth (Lily James, recente Cenerentola), la più carismatica delle sorelle Bennet, poco incline ai corteggiamenti e abile guerriera. Ma, mentre la sorella più grande Jane (Bella Heathcote) e l’aristocratico Mr. Bingley (Douglas Booth) si folgorano vicendevolmente, Elizabeth e Mr. Darcy, avvinti dal più classico meccanismo di attrazione-repulsione, si ritroveranno fianco a fianco nel tentativo di respingere la terribile offensiva degli zombie capitanati dall’ambiguo capitano Wickham, che aveva precedentemente cercato la complicità di Elizabeth, prospettando un futuro di convivenza tra i vivi e gli zombi.
Burr Steers, abile a ricreare il contesto vittoriano, pare divertirsi non poco a sovrascrivere il romanzo della Austen con atmosfere gotiche, anche se troppo spesso i morti viventi diventano sfondo delle relazioni amorose tra orgogli e pregiudizi. Dal genere il regista riprende un immaginario consolidato per non dire stereotipato, senza nulla aggiungere, riducendo gli zombi a puro pretesto ludico o pseudometaforico, quando la possibilità di integrare i non morti fa eco alle cieche politiche europee di fronte alle “invasioni straniere” a cui è soggetto il vecchio continente.
Interessante semmai, in questo racconto di amori e avventure, è la sfacciataggine con cui le eroine Bennet si affermano in un ruolo che travalica i costumi dell’epoca, proponendo un modello di donna non più (o non solo) custode del focolare domestico, ma battagliera, colta, emancipata dalla figura maschile (divertente il ridicolo corteggiamento del pastore Collins, [Matt Smith] che tenta goffamente di addomesticare Elizabeth).
Pride and Prejudice and Zombie si gusta certamente meglio se si evita di accostarlo ai recenti zombie-movies o Tv-series, se si sospende il giudizio sugli effetti poco speciali, rintracciando invece la matrice letteraria nelle immagini di Steers e la prosa di Jane Austen, quando si prende beffe della – volutamente – grossolana scrittura orrorifica dello stesso Steers e di un alleato d’eccezione alla sceneggiatura, David O. Russell (regista de Il lato positivo, American Hustle e del bruttino Joy, in questi giorni in sala). Bisogna prendersi sul serio, ma non troppo..
Vera Mandusich
PPZ – Pride and Prejudice and Zombies
Regia: Burr Steers. Sceneggiatura: David O. Russell, Burr Steers. Fotografia: Remi Adefarasin. Montaggio: Padraic McKinley. Interpreti: Lily James, Sam Riley, Lena Headey, Matt Smith, Bella Heathcote, Jack Huston, Douglas Booth. Origine: Usa, 2016. Durata: 108′.