Oltre le colline, poco lontano dalla città c’è un piccolo monastero nato intorno a una chiesa ortodossa ancora non consacrata. L’ultima arrivata tra le fedeli accolte tra le sue mura è Voichita, giovane donna cresciuta in orfanotrofio fino alla maggiore età. La sua adolescenza è stata segnata da una profonda amicizia con Alina con la quale è nata una storia d’amore. La maggiore età le ha allontanate, mentre Alina fuggiva dalla famiglia adottiva per scappare in Germania, Voichita ha scelto la via della fede. Tornata a casa in cerca della compagna, Alina cerca di convincere Voichita a partire con sé, la lontananza le ha rivelato che lei è l’unica persona con cui abbia mai provato dell’amore. La fede di Voichita è però ormai salda e non riesce a lasciare la piccola comunità religiosa. Alina è irrequieta, rabbiosa tanto da spingere il padre e le sorelle a credere che in lei si insinua il maligno.
Dopo l’esordio di Quattro mesi, tre settimane, due giorni, Mungiu torna a raccontare una storia incentrata su due figure femminili che si trovano in una situazione drammatica, apparentemente senza uscita. Oltre le colline è certamente una storia d’amore, ma è anche un labirinto di regole e di costruzioni sociali che contribuiscono ad allontanare le due ragazze. Difficile capire quanto sia spontanea e genuina la sua conversione, Voichita infatti nel monastero trova quello che non ha mai avuto, ovvero una famiglia. Non a caso l’appellativo usato per il prete e la suora più anziana sono inequivocabilmente “papà” e “mamma”. Il microcosmo conservativo fatto di preghiera e lavoro, viene scosso dalla presenza di un’estranea, dalla scoperta di un segreto che la giovane Alina non ha rivelato nemmeno nel confessionale. Quando la fede cieca si scontra coi sentimenti repressi, oltre che non accettati come l’amore saffico, genera reazioni che possono essere interpretate in modo assai differente. Anche con risultati tragici.
Lo spunto per il film è stato suggerito a Mungiu da un fatto di cronaca accaduto in un convento sperduto della Moldavia. Una giovane ragazza, creduta indemoniata, è morta in seguito a un esorcismo improvvisato dai membri della comunità. Nel microcosmo del monastero, composto di sole donne, l’unico uomo presente incarna in sè le regole, le costrizioni e l’autorità contro cui Voichita vuole ribellarsi mente Alina non può, soggiogata dalle manipolazioni che sono state imposte alla sua coscienza.
Difficile che lo sguardo di Mungiu possa essere interpretato in direzione di una fede vera e genuina, si avverte piuttosto una progressione drammatica che accentua una aspra critica all’ideologia religiosa, alla cieca accettazione di dogmi e superstizioni create attraverso l’ignoranza. Mungiu però non punta il dito verso un colpevole, lascia che sia la legge umana a contrastare quella divina, che pur sempre degli esseri umani scelgono di mettere in pratica. Il libero arbitrio esiste, ma non è una scusa.
Carlo Prevosti
In programmazione a Filmstudio 90 di Varese, dal 2 al 5 novembre: http://www.filmstudio90.it/home.asp
Oltre le colline
Regia: Cristian Mungiu. Sceneggiatura: C. Mungiu, Tatiana Niculescu Bran. Fotografia: Oleg Mutu. Montaggio: Mircea Olteanu. Interpreti: Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu, Andriuta. Origine: Romania, 2012. Durata: 155′