RecensioniSlider

Oceania

OceaniaChe casa Disney sia in grado di stupire e meravigliare non è un mistero, e per la cinquantaseiesima volta ha dimostrato di saperlo fare con la poesia che la settima arte sa nascondere dietro il sottile mantello magico dello schermo.
Il suo nuovo prodotto, Oceania, ha tuttavia qualcosa di ancor più sorprendente dei titoli che lo hanno preceduto; qualcosa che si potrebbe quasi definire una regressione, ma una regressione piacevole e che stranamente – nonostante al giorno d’oggi sia difficile carpire i messaggi così per come vogliono essere trasmessi – riesce ad emozionarci tutti allo stesso modo e a regalare alla sala un immenso sorriso.
Di quale regressione parliamo? I film Disney, nel tempo, si sono evoluti e si sono adattati a un cinema in continua trasformazione, complicando le proprie trame e vestendole dei gusti amati dalle nuove generazioni, gusti che si identificano – ormai in buona parte – con ambientazioni urbane, i classici animali parlanti e racconti sostenuti da un sostrato di puro intrattenimento, a volte carenti nello spessore dei messaggi veicolati.
Col passare del tempo, i film d’animazione che parlassero davvero di valori estranei alle morali stereotipate di amore e coraggio hanno iniziato a scarseggiare, ma – grazie a quella “piacevole regressione” a cui prima si faceva riferimento – Oceania si presenta come un prodotto che ritorna ad abbracciare i vecchi valori e quel tema tanto importante quanto dimenticato che è il legame col mondo naturale, prima di Oceania ritratto in maniera esemplare solo con l’ormai quasi maggiorenne Tarzan. E mai momento fu più giusto considerando l’attuale situazione climatica e il recente e discorso di Leonardo Di Caprio alla cerimonia d’assegnazione degli Oscar.

Protagonista di Oceania è Vaiana, una semplice ragazza, destinata a diventare la principessa di Motunui, un’isola dispersa nel grande Oceano, dove gli abitanti vivono una vita felice, indipendente da tutti e basata sul raccolto e sulla pesca, ma ripetitiva e limitata alla grande barriera corallina che separa l’isola stessa dall’oceano aperto e dai pericoli che esso nasconde. Oltrepassare il Riff è vietato, ma il legame di Vaiana con l’acqua nasconde qualcosa di magico, qualcosa che solo le arcane leggende del suo popolo sapranno spiegare e che la porteranno, quando l’oscurità di un’antica punizione si scaglierà sull’isola, a infrangere ogni regola e il volere del suo stesso padre, per abbracciare il suo vero destino di capo, oltrepassando oceania 2il Riff e incontrando di persona Maui, l’incarnazione di quelle leggende e l’unica speranza di riportare la pace e la prosperità a Motunui.
Nella stessa trama il profondo legame per l’elemento naturale è colonna portante dell’intera narrazione e fulcro essenziale per la struttura del racconto.
L’importanza che viene attribuita all’oceano come creatura viva e animata trova un corrispettivo nella divinità di Tefiti, dea della fertilità e protagonista della storia e che, per analogia con il mondo attuale, sembra essersi ormai smarrita, esattamente come noi abbiamo smarrito quell’amore per il nostro mondo che dovrebbe guidarci a una strenua difesa dello stesso.
Questo nuovo capolavoro Disney, emozionante, brillante e che – tra le altre cose – non manca di una sceneggiatura (Jared Bush) intrisa di ironia e sarcasmo, riesce dopo tanto tempo a regalare un momento di riflessione che non si soffermi al solo intrattenimento di un film d’animazione, ma oceania 1che sa spaziare a confini ben più concreti, disegnando nel binomio divino-umano rappresentato nel film un profilo di quel rapporto tra l’ancestrale e l’attuale, tra il naturale e l’urbano, tra il passato e il presente, tra l’incontaminato e il corrotto, che oggi non riusciamo a percepire.
Cosparso di colonne sonore (Chiara Grispo, Rocco Hunt, Sergio Sylvestre) di incredibile spessore e in buona probabilità tra le migliori mai scritte per un film Disney, Oceania ha tutte le probabilità di legarsi al mondo del film d’animazione come un modello di non indifferente portata, capace di unirsi senza battere ciglio ai giganti della major che tutti ricordiamo, e aprendo – lo speriamo – un nuovo capitolo Disney che sappia fare della sua popolarità un vero superpotere, dando vita ad altri prodotti che come questo, ritraggono una realtà e i suoi problemi, ricordandoci che siamo ancora in tempo per cambiare le cose – così come ha fatto Vaiana – e che soprattutto non dobbiamo mai, mai perdere il sorriso. E se c’è una cosa che la Disney sa fare, specie in questo Natale, è proprio regalare un sorriso, e un sorriso di qualità.

Mattia Serrago

Oceania

Regia: Ron Clements, John Musker. Sceneggiatura: Jared Bush. Montaggio: Jeff Draheim. Musiche: Mark Mancina, Lin-Manuel Miranda, Opetaia Foa’i. Origine: USA, 2016. Durata: 107’.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close