È uscito nelle sale il film più atteso dell’anno (ed è solo gennaio!), Nosferatu di Robert Eggers. La trama la sappiamo già, è la solita storia del malefico conte Orlok (Bill Skarsgård) che, infatuatosi della giovane sposa di un agente immobiliare, comincia ad apparire nei sogni (incubi) di Ellen (Lily-Rose Depp). Insomma, dal capolavoro letterario di Bram Stoker, passando per il capolavoro cinematografico di Friedrich Wilhelm Murnau – sintesi e manifesto dell’espressionismo tedesco degli anni Venti – senza dimenticare l’eccellente lavoro di Werner Herzog (1979), le gesta del vampiro più spaventoso e temibile della Transilvania le conosciamo più o meno tutti. Ed è proprio su questo punto che crediamo sia urgente riflettere: cosa vuole dirci Eggers con l’ennesimo rifacimento di una delle storie più lette, viste, masticate e rimasticate della storia? La domanda sorge spontanea appena pochi minuti dopo l’inizio del film: intere sequenze, interi dialoghi, completamente ripresi dai precedenti lavori di cui sopra; immagini iconiche e giochi di ombre che citano il sapiente lavoro di Murnau del 1922… ma quindi?
Indubbiamente il fulcro del discorso si collega alla figura di Ellen, ben interpretata da Lily-Rose Depp, e alla sua sessualità, al suo legame carnale con Nosferatu. Infatti, rispetto agli altri due film sopracitati, la connessione tra la protagonista e il vampiro è particolarmente intensa: non si parla propriamente di possessione, ma piuttosto di un desiderio sessuale profondo e intimo della giovane ragazza nei confronti del conte Orlok. Ed è proprio la natura sessuale della protagonista ad essere la vera novità della versione di Eggers. Il problema è che questa tematica all’interno del film non è approfondita a sufficienza. Eggers né provoca, né sconvolge gli spettatori del 2025, proponendo un remake povero e poco creativo. O meglio, i presupposti per un prodotto travolgente c’erano tutti: cast stellare, regista dalla marca stilistica ben delineata, una storia talmente popolare da lasciare spazio a nuove suggestioni e collegamenti con l’epoca a noi contemporanea. Lo spettatore esce, però, dalla sala insoddisfatto. Non è ben chiaro chi sia il pubblico al quale il film è diretto: a chi ha visto una qualsiasi delle svariate versioni di Nosferatu? il film sicuramente non aggiunge niente di nuovo. Un film per il grande pubblico che cerca di travestirsi da elevated horror (wave nata anche grazie allo stesso Eggers con il suo The Witch)? Purtroppo, però di horror c’è ben poco: il film non riesce a spaventare, non riesce ad inquietare, tanto meno a trasmettere il desiderio incontenibile della protagonista.
Lily-Rose Depp, qui nel suo primo grande ruolo cinematografico, convince ma, purtroppo, la parte non le rende giustizia. Presentata come la protagonista, e il personaggio dalla storia più interessante, viene messa in secondo piano da una trama che troppo spesso si perde e che le riserva dei momenti memorabili per poi dimenticarla nuovamente, concentrandosi sulle decisamente meno fortunate e riuscite gesta dello sposo Thomas (Nicholas Hoult). Ellen poteva davvero essere l’(anti)eroina del film, alla ricerca di libertà e soddisfazione sessuale, esplicitamente attratta, contemporaneamente, dal bello e dall’orrorifico, dall’umano e dal disumano, dalla vita e dalla morte. Un personaggio complesso, teoricamente in grado di abbattere gli stereotipi di genere: ma nulla viene mai approfondito, tutto è accennato senza mai addentrarsi nelle viscere di questo personaggio. Per buona parte del film, sappiamo di Ellen perché tutti gli altri ne parlano e cercano di capirla e guarirla dalla sua condizione detta “isterica”, ma solo alla fine il regista dà voce alla protagonista avvicinandoci ai suoi desideri più reconditi.
Il paragone viene facile se pensiamo a Bella Baxter (Povere creature!, Yorgos Lanthimos), la vera antieroina dei nostri tempi (cinematografici), uscita dalla mente e dalla penna di chi ha saputo veramente mettere sullo schermo la liberazione sessuale di una donna dell’800, ovviamente per parlare di problemi a noi prettamente contemporanei. D’altronde Lanthimos, già prima di questo film aveva dimostrato di saper padroneggiare l’argomento, a differenza di Robert Eggers che non si è mai concentrato sui temi riguardanti sessualità e desideri o oppressioni annesse (in The Witch questi temi erano presenti ma affrontati in modo diverso, lasciati sullo sfondo). Se il cinema ci insegna da sempre che ambientare le proprie storie in epoche lontane da chi le racconta serve ad avere un occhio più critico e distaccato su temi e argomenti del presente, allora il Nosferatu di Eggers non ci riesce. La liberazione sessuale di Ellen, solo accennata e poi esplicitata nel finale, non fa giustizia agli spettatori e spettatrici contemporanei, ai quali non basta più un semplice desiderio sessuale “fuori dagli schemi” per soddisfare il proprio bisogno di irriverenza o il proprio bisogno di sentirsi finalmente rappresentati sul grande schermo. Purtroppo, in questo intento il film fallisce, scivola e si perde, rendendo un potenziale cult moderno un semplice horror piuttosto dimenticabile.
Per non parlare poi di Nicholas Hoult e della sua inadeguatezza per la parte, un attore sì bravo ma dal volto troppo comico e stralunato per non risultare un personaggio macchietta all’interno di questo film che, spesso, e soprattutto nelle parti che lo vedono protagonista, risulta più divertente che spaventoso. Sempre parlando di recenti film di vampiri, Hoult calzava sicuramente a pennello in Renfield (Chris McKay), una commedia in cui il nostro interpreta lo scagnozzo di Dracula (Nicholas Cage): film dai risvolti decisamente ed intenzionalmente divertenti.
Abbiamo parlato di tutto tranne del personaggio che dà il titolo al film, piuttosto eloquente. Un vampiro che non ha il minimo senso di memorabilità. Il regista decide di staccarsi completamente dalle fattezze dei due conti degli anni Venti e Settanta: una scelta che stride con il resto del film, poiché l’impalcatura narrativa rimanda a tutto ciò che abbiamo già visto sul personaggio. Il regista ha dichiarato di aver recuperato l’estetica folkloristica dei vampiri est europei, ma il risultato è più grottesco che inquietante. Se il Nosferatu di Murnau ci ha spaventati, quello di Herzog ci ha stimolato riflessioni esistenziali, allora quello di Eggers ci ha lasciati piuttosto tiepidi.
Saranno le radici americane di Eggers ad aver reso questo film piuttosto semplicistico e simbolicamente povero? Forse Eggers non era il regista giusto per questo film? C’è da dire che uscirà una director’s cut in home video della durata di tre ore, speriamo che la versione voluta da Eggers ci faccia ricredere!
Gaia Antonini e Andrea Porta
Nosferatu
Regia e sceneggiatura: Robert Eggers. Fotografia: Jarin Blaschke. Montaggio: Louise Ford. Interpreti: Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult, Willem Dafoe, Bill Skarsgård, Aaron Taylor-Johnson, Emma Corrin. Origine: USA, 2024. Durata: 132‘.