Giovanni Veronesi mette la firma al suo sedicesimo film Non è un paese per giovani, dopo vari successi al botteghino, tra cui i tre capitoli di Manuale d’Amore e Genitori e Figli.
La trama semplice segue le peripezie di una coppia di giovani ventenni: da un lato Sandro (Filippo Scicchitano), figlio di un edicolante con la passione per la scrittura e sicuramente il più maturo tra i due, e dall’altro Luciano (Giovanni Anzaldo), cameriere sottopagato. Insieme condivideranno il progetto di apertura di un ristorante italiano a Cuba, che possa offrire ai clienti la connessione Wi-Fi (risorsa innovativa e preziosa per i locali). Tutti e due partono alla ricerca di fortuna decidendo di abbandonare l’Italia, gli affetti e la famiglia alla volta dei Caraibi (destinazione alquanto insolita), persuasi ed illusi da un’allettante, quanto sospetta, promessa di guadagno. Una volta atterrati incontrano Nora (Sara Serraiocco), giovane ragazza italiana che, a causa di un recente trauma cerebrale, si presenta fin da subito allo spettatore come un personaggio instabile e borderline. A lei spetterà il compito di guidare i due ragazzi nella difficile e insidiosa isola che metterà in crisi Luciano, facendolo allontanare dal suo “socio”, che a sua volta si ritroverà a dover affrontare una serie di problematiche da ostacolo alla riuscita del progetto cubano…
Anteprima tra le più attese al MICI (Meeting Internazionale del Cinema Indipendente), nonostante il titolo evocativo dell’opera (richiamo al capolavoro dei fratelli Coen, Non è un paese per vecchi) suggerisca chiaramente un racconto sulla condizione dei giovani italiani, nelle immagini e nella storia questa è di fatto poco indagata. Il film è ricco di stereotipi che danno un’immagine superficiale del giovane in fuga come migrante alla ricerca di fortuna, ricco di speranze e povero di portafoglio. Un titolo che faceva presagire una pellicola più critica e rappresentativa del contesto storico nel quale ci troviamo a vivere, ma che da questo punto di vista purtroppo delude accennando alla problematica in un debole background, che ha il compito di giustificare la scelta presa dai due protagonisti e che mette in moto la vicenda. Questa classica storia di abbandono e ritrovamento delle proprie radici risulta sottotono dal punto di vista narrativo, con un tentativo di Veronesi molto apprezzabile ma che si allontana da quella commedia drammatica che si sperava sviluppasse finalmente in modo attento e approfondito la piaga sociale del brain drain, raccontandone quelle che sono le reali cause e gli effetti che interessano tutti i giorni milioni di ragazzi in Italia e nel mondo: perché la nostra è sfortunatamente una realtà molto più sfaccettata e complessa, in cui molte sono le difficoltà da affrontare con coraggio e determinazione.
Il racconto presenta poi vari problemi nella caratterizzazione dei personaggi, che risultano essere forse troppi e poco esplorati; alcune lacune nella sceneggiatura, parzialmente confusa, lasciano in alcuni punti lo spettatore in balia di una serie di domande alle quali non otterrà mai una risposta. Incontestabile l’intensa colonna sonora marchiata Negramaro e le spettacolari immagini del paradiso caraibico. Si parla comunque di un prodotto leggero, che risulta piacevolmente scorrevole e che riesce in alcuni momenti strategici a strappare qualche sorriso e lacrima, tant’è che è stato ampiamente apprezzato dal pubblico in sala da cui è stato premiato con un lungo e intenso applauso. Che possa quindi Veronesi compiere in futuro rapidi passi in avanti in questo suo importante processo di maturazione autoriale.
Matteo Rinaldi
Non è un paese per giovani
Regia: Giovanni Veronesi. Sceneggiatura: Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara. Fotografia: Tani Canevari. Montaggio: Patrizio Marone. Interpreti: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini, Nino Frassica. Origine: Italia. Durata: 105′.