Marocco, Casablanca. Hassan (Abdellatif Masstouri), abitante del sottobosco illecito della metropoli, si guadagna da vivere svolgendo alcuni lavori per conto del capo del clan locale, Dib (Abdellatif Lebkiri). Una notte, a causa di un sanguinoso combattimento truccato, il cane di Dib viene ucciso da quello del suo avversario. Hassan viene quindi incaricato di scovare e rapire uno degli uomini coinvolti nella morte dell’animale. Per portare a termine la missione, l’uomo fa affidamento sul figlio, Issam (Ayoub Elaid). Tuttavia, a causa di un errore grossolano, il rapimento prende una piega imprevista. Ne consegue una serie infinita di peripezie che costringeranno padre e figlio a dover fare i conti l’uno con l’altro.
Vincitore del Gran Premio della Giuria (Un Certain Regard) al Festival di Cannes 2023, Noir Casablanca (Les Meutes) è l’esordio nel lungometraggio del regista e sceneggiatore marocchino Kamal Lazraq, già autore dei cortometraggi Drari (2010) e The man with the dog (o Moul Lkelb, 2014).
È difficile dare una definizione esatta di quest’opera, procedere con un rigido incasellamento in un genere piuttosto che in un altro. Essa è interamente e internamente costituita da diverse anime: si incontrano e scontrano tra di loro, intessono un fitto dialogo che accompagna lo spettatore durante tutto il corso della narrazione. Del noir abbiamo le atmosfere notturne e un protagonista, Hassan, vittima (ma in parte anche complice) del mondo criminale in cui si ritrova invischiato. Un personaggio la cui autodistruzione è determinata dalla sua assoluta condanna all’inazione, all’impossibilità di uscire da una situazione che sembra non offrire vie di fuga. «Siamo solo due poveracci» dirà Hassan di lui e suo figlio. La componente thriller è così condannata a soccombere nell’immobilità. Al crime resta il corpo della vittima, ma conosciamo già il colpevole.
Noir Casablanca è un ibrido, la dualità è dichiarata fin dall’inizio: il mondo notturno, violento di Dib incontra il mondo diurno, quello della povertà e della periferia in cui abita Hassan. Duale è il combattimento tra cani con cui si apre il film, che degenera poi in uno scontro tra bande, tra branchi (il riferimento è al titolo francese dell’opera). E, soprattutto, duale è la relazione tra Hassan e Issam, padre e figlio. Le difficoltà tra i due sono evidenti: i lunghi silenzi in automobile, interrotti solo per parlare di cose pratiche, questioni di lavoro, tradiscono una profonda incapacità di comunicare. Non vi è mai un’espressione autentica, sincera. L’infernale viaggio che dovranno compiere, della durata di una notte, è per liberarsi di un peso: non solo materiale, quello del cadavere nascosto nel bagagliaio, ma anche metaforico, che aleggia tra loro, dividendoli.
Spettri e spiriti li accompagnano nella missione, prendendo alle volte la forma di un asino (un ginn, come lo apostrofa Hassan) e altre quella dell’eccentrico proprietario di una stazione di servizio abbandonata. La spiritualità aleggia nell’aria e il nome di Dio è ossessivamente ripetuto nei dialoghi dei personaggi, come fosse un mantra.
Ma neanche il carattere mistico-religioso del film è esente da ciò che, a conti fatti, è una velata vena ironica che stempera il carattere drammatico delle vicende. Ciò è evidente nel finale, così come nel fallimento di Caronte stesso (ha qui le fattezze di un vecchio ubriaco) a riportare l’equilibrio tra regno dei vivi e regno dei morti. È proprio in questa dimensione che termina la narrazione: le fiamme infernali sono la corretta conclusione di quello che, soprattutto per il padre, è a tutti gli effetti un percorso di redenzione. Scontato il contrappasso, Hassan e Issam possono finalmente tornare alla vita, purificati dai loro peccati.
L’immagine finale, che qui non anticipo, è la chiosa perfetta, dissacrante, della storia.
Penelope Beltrami
Noir Casablanca
Regia: Kamal Lazraq. Sceneggiatura: Kamal Lazraq. Fotografia: Amine Berrada. Montaggio: Héloïse Pelloquet, Stéphane Myczkowsky. Musiche: P.R2B. Interpreti: Abdellatif Masstouri, Abdellah Lebkiri, Ayoub Elaid. Origine: Francia, Marocco, Belgio, Qatar, 2023. Durata: 94’.