L’ultima fila, ovvero il miglior punto di osservazione per un individuo invisibile alla classe. Siamo proprio noi seduti lì, nelle lezioni extra-scolastiche di Claude, nella casa di Germain, nella galleria d’arte della moglie del professore. Rapporti umani, così autentici, così condivisibili. Ozon ricrea le vere dinamiche della quotidianità attraverso un linguaggio – quello cinematografico – che per tradizione preferisce seguire un solo protagonista. L’emergere di un timido e perspicace romanziere adolescente, condannato ad un uniforme spersonalizzata e ad una vita casalinga tutt’altro che semplice, incontra l’ambizione di un professore che rivede in Claude il proprio talento zoppicante e il figlio che non ha mai avuto. Poi c’è sua moglie Jeanne e la sua continua ricerca di indipendenza dalle gemelle che presto cancelleranno la sua galleria, la sua ragione di evasione da una vita mediocre.
Il legame trittico che lega Claude, Germain e Jeanne diviene la scrittura e la lettura del romanzo dello strano ragazzo (che ha scelto come protagonisti i perfetti Artole, genitori di un suo compagno, Rapha), all’interno del quale le dinamiche oscillano fra un appoggio totale alla crudele iniziativa che spinge Claude ad insinuarsi sempre più in casa Artole, per scrivere un nuovo ed eccitante capitolo, e una presa di distanza nel momento in cui il gioco erotico tra Claude ed Esther (madre di Rapha) si fa carnale. La soddisfazione delle fantasie letterarie nel racconto a quattro mani, la perversione perfetta nel suo essere scrittura libera, la stonatura del vederla applicata su una vera casa e una vera famiglia, è prova alla quale è sottoposta continuamente la coppia Germain – Jeanne, per certi versi complice di Claude. E allora sarà proprio la famiglia Artole, derisa e idealizzata, sfruttata ed elevata a misura della perfezione, dallo sguardo cattivo di Claude e Germain a dover combattere per la propria esistenza rompendo il contatto.
François Ozon non si accontenta più di creare un’opera che rappresenti una commistione di generi, come avveniva nel suo lavoro del 2002 8 donne ed un mistero, ma sceglie di portarci a spasso attraverso un caleidoscopio di temi e suggestioni, nel quale arte e vita si ricorrono e si mordono vicendevolmente su una pista circolare senza traguardo. Le citazioni di varia provenienza si sprecano e si passa con disinvoltura da Match Point di Woody Allen, rifiutando però apparentemente la morale della condanna e della colpa di dostevskijana memoria, fino ad abbracciare il voyeurismo intrinseco di Flaubert, autore onnipresente nella pellicola. Germain si sforza di tramutare Claude nel Frèdèric Moreau de L’educazione sentimentale, senza accettare che il giovane sia invece ossessionato dall’idea di scovare la Madame Bovary presente in Esther, sempre che ci sia, perché la vita è imprevedibile.
Questo sembra essere il messaggio di Ozon: i personaggi veri vanno dove vogliono. Allora Claude si finge prima Giovane Holden e poi novello Dorian Gray per rifuggire la noia, Germain si erge a Socrate dell’istruzione francese e Jeanne cerca a spintoni il suo posto in questa bizzarra danza a due. Alla fine però i tre personaggi sono semplici creature del sottosuolo, eternamente stuzzicate da un perpetuo ‘continua’ ed a risolvere l’inestricabile intreccio potrà essere solo L’idiota della situazione.
Nella casa è un film complesso, inaspettato, che lascia positivamente storditi e sfiancati, che si avvinghia alla mente e la eccita di continuo. Tratto dalla pièce teatrale El chico de l’ultima fila di Juan Mayorga, Ozon scrive una sceneggiatura potente, ma anche sferzante e si avvale di un cast internazionale di tutto rispetto, nel quale spicca il giovane ed agghiacciante Ernst Umhauer, l’ottimo Fabrice Luchini e la più che affermata Kristin Scott Thomas. Siete pronti per essere trasportati al limite delle vostre certezze?
Giulia Peruzzotti & Giulia Colella
Nella casa
Regia e sceneggiatura: François Ozon. Fotografia: Jérome Alméras. Montaggio: Laure Gardette. Interpreti: Ernst Umhauer, Fabrice Luchini, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Ménochet. Origine: Francia, 2012. Durata: 105‘.