Arduo compito parlare di Mother!, nuovo film di Darren Aronofsky che ha spezzato pubblico e critica in due, tra chi lo osanna a gran voce e chi lo condanna. Dopo la piccola parentesi mainstream di Noah, il regista di Requiem for a Dream e Il Cigno Nero torna con un’opera del tutto personale e fuori dagli schemi della filiera americana. L’incipit è semplice: una coppia sposata e apparentemente felice sta provando a ricostruirsi una vita nella casa di campagna. Dopo pochi minuti il film rivela però la sua vera natura…
Mother! è una complessa e sfaccettata allegoria della vita focalizzata dal personaggio della “madre”, magnificamente resa da Jennifer Lawrence. In una visione ciclica e olistica l’autore racchiude in uno spazio archetipo di sicurezza e protezione, la casa, la follia e le debolezze del genere umano: guerra, povertà, carestia, inquinamento, fanatismo religioso, ma anche cupidigia, invidia e odio. La casa diviene quindi specchio dell’anima di lei e del mondo. Ogni frattura e avvenimento della casa è manifestazione di un disturbo e di una ferita che si cela dentro la proprietaria. Da un’atmosfera idilliaca e luminosa si passa gradualmente ad una condizione cupa e stordente in un susseguirsi irrefrenabile di apparizioni e avvenimenti. Quello che apparentemente può essere considerato un horror si rivela come un mix di generi difficilmente catalogabile. L’intera vicenda in bilico fra la realtà e l’onirico è seguita dal punto di vista della “madre”. Il film è girato alle sue spalle, sul suo viso e attraverso i suoi occhi. La bravura e talento di Jennifer Lawrence, oltre alla sua forte presenza scenica, prende per mano lo spettatore conducendolo in un percorso perverso e turbolento in cui lasciarsi trasportare tra immagini e sensazioni senza opporre resistenza. Altrettanto impressionanti sono le interpretazioni della controparte Javier Bardem e della coppia Harris-Pfeiffer, entrambi in splendida forma.
Il film, racconta l’autore, nasce dalla semplice osservazione e restituzione del quotidiano. Le sensazioni e gli stimoli erano così forti che la prima bozza era già pronta in cinque giorni. Una volta ultimato lo scritto e formato il cast, Aronofsky ha studiato e sviluppato ogni singolo frame e movimento attraverso un girato di bozza, della durata finale di circa 90 minuti, ambientato in uno spazio senza limiti fisici simile al mondo in cui si muovono gli abitanti di Dogville di Lars von Trier. Lo step successivo è stato dar forma alla “Casa” perfetta, costruita ad hoc in stile Vittoriano secondo le direttive di Aronofsky dallo scenografo Philip Messina, precedentemente collaboratore con Lawrence nel franchising Hunger Games. La fase che ha però richiesto più tempo è stata la postproduzione con circa un anno di lavoro. Fin dall’inizio del film, montaggio e suono si scoprono ricoprire un ruolo da protagonisti grazie all’accurato lavoro di ricerca condotto insieme all’editor Andrew Weisblum e il noto compositore Jóhann Jóhannsson (Arrival, Sicario, The Theory of Everything): mentre il montaggio è stato vincolato da regole strette derivate da una struttura lineare e un approccio real-time, la parte sonora non riusciva a trovare una sua forma con una tradizionale soundtrack. Aronofsky commenta: “A big challenge of the film was to do it without music. It wasn’t because we didn’t have the possibility of great music. I was working with one of the best composers in the world. But the problem with music was that it kept tilting (the story) in acertain direction. And so, after spending months exploring different musical directions we decided that the best score for the film might be no score at all.” *
Ne emerge così un’opera del tutto anomala in cui non c’è spazio per nulla di casuale in ogni singola scelta, dalle inquadrature alle parole. Una “montagna russa”, come la definisce Aronofsky, che può piacere o meno ma che sicuramente fa discutere e riflettere nelle sue milioni di sfaccettature da cui si può essere intrigati o scossi. E mentre il film, in una perfetta concezione ciclica, si conclude dove è cominciato, lo stesso non vale per chi uscirà dalla sala.
* “Una grande sfida del film è stata di farlo senza musica. Non era perché non avevamo la possibilità di realizzare una buona colonna sonora. Stavo lavorando con uno tra i migliori compositori al mondo. Ma il problema con la musica era che continuava a deviare la storia in una certa direzione. E così, dopo aver speso mesi esplorando diverse possibilità musicali, abbiamo deciso che la miglior colonna sonora fosse non averla affatto”.
Samuele P. Perrotta
Mother!
Sceneggiatura e Regia: Darren Aronofsky; Fotografia: Matthew Libatique; Montaggio: Andrew Weisblum. Musiche: Johann Johannsson. Scenografia: Philip Messina. Interpreti: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Michelle Pfeiffer, Ed Harris. Origine: USA, 2017. Durata: 121′.