Celebrati lo scorso anno i 70 anni, il Trento Film Festival, la storica manifestazione dedicata al cinema e ai libri di montagna, esplorazione e ambiente, inaugura venerdì una 71° edizione che si annuncia ricchissima. Oltre 130 film e circa 150 appuntamenti rivolti a tutti (dalle classiche e seguitissime serate alpinistiche alle presentazioni di libri) fino al 7 maggio, con ospiti come Hervé Barmasse, Tamara Lunger, Violante Placido, Mauro Corona, Alex Txikon, Enrico Camanni e tanti altri.
Per l’apertura c’è A passo d’uomo di Denis Imbert, tratto dal libro autobiografico dello scrittore transalpino Sylvain Tesson già protagonista de La pantera delle nevi e di prossima uscita nelle sale. Quasi un assolo per Jean Doujardin (premio Oscar per The Artist, nonché protagonista del recentissimo poliziesco November di Cédric Jimenez) che attraversa a piedi il sud della Francia per un viaggio di guarigione, esplorazione e introspezione.
Il film di chiusura sarà invece Rispet, opera prima della trentina Cecilia Bozza, girato in Valle di Cembra.
Sempre la sezione Anteprime include il premiatissimo Manodopera di Alain Ughetto e l’olandese-polacco Magic Mountains di Urszula Antoniak.
Il concorso internazionale comprende 27 titoli di diversi formati. Spicca The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft del grande Werner Herzog dedicato alla coppia di vulcanologi francesi già al centro del bellissimo Fire of Love di Sara Dosa, vincitore lo scorso anno del premio del pubblico proprio a Trento.
Tra gli italiani c’è Una giornata nell’archivio Piero Bottoni di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (noti per Materia oscura, La fabbrica del Duomo, Spira mirabilis) sulle ricerche effettuate da Giancarlo Consonni e Graziella Tonon tra i materiali dell’architetto, urbanista, pittore e fotografo Piero Bottoni. Risalta in particolare la realizzazione del suo progetto più ambizioso: la costruzione di una montagna a Milano, il Monte Stella, nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale e chiamato come sua moglie.
Sezione importante e classica del Festival è Alp&Ism, dedicata ai film propriamente di alpinismo, mentre Terre alte riunisce opere più di taglio antropologico ed etnografico.
Molto attuale risulta L’ors di Alessandro Legnazzi, che ricostruisce tra fiction e documentario episodi accaduti nella Svizzera italiana, ma non va dimenticato Lupo uno di Ivan Mazzon e Bruno Boz.
Sono presenti diversi documentari che, in modo diverso, trattano l’Ucraina, cominciando da Plai. A Mountain Path di Eva Dzhyshyashvili in competizione internazionale.
Tra le proiezioni speciali Everest: la spedizione italiana al tetto del mondo (1973) di Guido Gerrasio, K2 – Touching The Sky (2015) di Eliza Kubarzka e La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2019) di Lorenzo Mattotti che firma anche il manifesto del Festival.
Ancora il Focus Destinazione Etiopia con 13 titoli abbastanza recenti riguardanti il grande Paese degli altipiani, tra i quali emergono Lamb (2015) di Yared Zeleke e il documentario Stand up my Beauty di Heidi Specogna sulla cantante Nardos.
da Trento Nicola Falcinella