Il Fondo Sclavi Festival 2017 si apre lo scorso 07 luglio con la proiezione in anteprima nazionale di Monolith, atteso titolo di lancio della new entry nel panorama della distribuzione italiana Vision distribution.
Il festival è una delle tante iniziative promosse all’interno del progetto Una biblioteca da paura, una tre giorni di musica, cinema e incontri per esplorare i temi del Fondo Sclavi di Venegono Superiore, donazione di 6500 libri che il padre di Dylan Dog ha fatto alla biblioteca locale.
Monolith è una graphic novel creata da Roberto Recchioni con Mauro Uzzeo e disegnata da Lorenzo Ceccotti per Sergio Bonelli Editore, ma allo stesso tempo un film diretto da Ivan Silvestrini e prodotto da Sky in collaborazione con la stessa casa editrice. Si tratta difatti di un progetto crossmediale che nasce nel 2011 come soggetto cinematografico da cui sono stati sviluppati in parallelo una graphic novel divisa in due volumi (Primo e Secondo tempo) e un film. Progetto chiave per il futuro della famosa casa editrice di Dylan Dog che inaugura in questo modo la sua divisione dedicata allo sviluppo dei propri prodotti a fumetti in ambiti multimediali, dal cinema alla televisione, dalla fiction alle serie animate. In occasione dell’anteprima, si è tenuto un incontro speciale con Roberto Recchioni, ideatore e sceneggiatore della graphic novel, e Michele Masiero, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, nella suggestiva e peculiare location del Castello dei missionari Comboniani di Venegono Superiore. Moderatore dell’intervista Filippo Mazzarella, redattore per FilmTV e direttore artistico di Cartoomics con comparsa a sorpresa di Tiziano Sclavi in persona.
Roberto Recchioni racconta come l’idea di Monolith sia nata per il grande schermo, ricercando infatti qualcosa che potesse arricchire la nuova scintilla di cinema di genere italiano (Veloce come il Vento e Lo chiamavano Jeeg) ma che allo stesso tempo fosse realizzabile con un budget limitato senza dover rinunciare alla qualità di un film di serie A. Nasce così una storia dal numero di location e attori ridotto all’osso:
Monolith è una macchina all’avanguardia, la più resistente e sicura sul mercato, un gioiello di tecnologia. Ma cosa succede se per una serie di sfortunate coincidenze un bambino rimane chiuso al suo interno e la madre, sola in mezzo al deserto, fuori?
In una prima fase, il progetto cinematografico passa da una scrivania all’altra senza una vera e propria conferma da parte di produttori e registi; mosso dalla voglia di raccontare la storia di Monolith, Roberto decide quindi di mettere in pausa la concezione cinematografica e di farne un fumetto coinvolgendo quindi Mauro Uzzeo nella fase di stesura della sceneggiatura e LRNZ per il disegno. In fase di stesura però Roberto viene ricontattato per il progetto cinematografico a cui prende parte unicamente come autore del soggetto e in cui in ultimo salirà, rendendo il progetto internazionale, anche Sky come produttore e distributore (Vision Distribution). Sono state così sviluppate, a partire dalla stessa matrice, due opere autonome frutto di percorsi paralleli ma differenti. La strategia promossa dalla Sergio Bonelli Editore non si discosta molto dalle tante serie tv tratte da libri o fumetti che ad un certo punto hanno preso una strada autonoma, Roberto cita grandi nomi come Game of Thrones o The Walking Dad.
Monolith di Ivan Silvestrini, scritto a più mani da Ivan Silvestrini stesso con Stefano Sardo, Elena Bucaccio e Mauro Uzzeo, si discosta così per soluzioni e scelte narrative dal lavoro di Roberto Recchioni generando quasi un “what if”. Il prodotto, proprio come i sopracitati film di Matteo Rovere e Gabriele Mainetti, ha lo scopo di smuovere il mercato del cinema italiano e andare a recuperare una fetta di pubblico che ormai al cinema non va quasi più: da ragazzi ad adulti che, saturi di commedie, preferiscono godersi una più stimolante serie tv americana comodamente seduti sul divano di casa propria. Il soggetto tanto accattivante quanto attuale, il cast e la produzione internazionale, la bellissima protagonista Katrina Bowden, le mozzafiato ambientazioni nel deserto dello Utah, un budget modesto valorizzato da un abbattimento dei costi dettato da Recchioni sono tutti elementi che non possono che giocare a favore. Il film lascia effettivamente trasparire nella sua interezza una forte passione e una particolare cura per i dettagli, dettata anche dall’attenzione dello qui scenografo Lorenzo Ceccotti che ha seguito il progetto Monolith in ogni sua parte e forma. Ci troviamo quindi di fronte ad una vera e propria maschera a stelle e strisce dietro cui si nasconde una maestranza tutta italiana.
Sarà ora compito del pubblico, il prossimo 12 agosto, stabilire se la “soluzione americana” sia stata per questo film, e sarà per il futuro del cinema italiano, una scelta realmente efficace.
di Samuele P. Perrotta