Miele (Jasmine Trinca) è lo pseudonimo di Irene, una ragazza giovane ma ombrosa, con una carico di dolore nascosto, e non completamente rivelato, che la rende vulnerabile. Miele dispensa la morte a chi ne fa richiesta, conduce i malati terminali nella direzione che loro stessi hanno scelto. Lo fa con gentilezza e “pietas”, che non è pietà. Si capisce che ogni volta rivive qualcosa di antico che porta dentro, un dolore famigliare, quello della perdita di sua madre quando ancora era bambina.
Il suo mondo entra in crisi quando riceve una richiesta insolita, quella dell’Ing. Carlo Grimaldi (Carlo Cecchi), un uomo in salute che desidera morire.
È questo il tema del primo lungometraggio di Valeria Golino, Miele, selezionato nella sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes di quest’anno. Un argomento difficile e rischioso per una regista che dimostra di possedere mano ferma, sguardo acuto e tocco delicato.
La cinepresa sa ben rappresentare il carattere e i turbamenti di Irene, il conflitto che vive continuamente tra l’atto che compie, carico di una complessa forma di umanità, e la ricerca del contatto umano, quello vero, non filtrato da nulla. Irene vive anche il sesso spogliato da ogni emozione, soltanto come un frainteso momento di comunione con un’altra persona, ma è un momento solo fisico e non interiore. Tra Irene e il resto del mondo esiste una barriera che raffredda il suo cuore e lo rende fragile. La protezione che Irene ha indossato la si intuisce attraverso il vetro che la separa mentre interagisce con un ragazzo, oppure attraverso la muta subacquea che la copre quando nuota nel mare di fronte a casa sua.
Conoscere Carlo, l’uomo che desidera morire senza motivi di salute ma semplicemente perchè ritiene di aver già vissuto a sufficienza, la mette in crisi perché sfonda quella barriera e la rende finalmente permeabile alle emozioni. Irene si spoglia della protezione che si era costruita intorno, si fa scaldare dai raggi di un sole che finalmente raggiunge la sua pelle, si toglie la muta per sentire il contatto diretto con l’acqua, non gradisce più quel sesso vissuto come ricerca di altro.
Valeria Golino realizza così un film caldo e pulito che sa rappresentare in modo apparentemente semplice emozioni e vicende complesse. Un risultato per nulla scontato e ricco di promesse per il futuro.
Alessandro Barbero
Miele
Regia: Valeria Golino. Interpreti: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Iaia Forte, Libero Di Rienzo. Origine: Francia/Italia, 2013. Durata: 96′.