Pare che Maleficent abbia sbancato. Dal 28 maggio, nelle sale di tutto il mondo, un nuovo prodotto firmato Disney. Che poi tanto nuovo non è. Il colosso dello storytelling per bambini ripropone su grandi schermi la fiaba de La bella addormentata nel bosco. Un film d’animazione che si adegua alla direzione generale del cinema da incassi: quella del remake. Che forse asfalta poi proprio questa strada, ormai troppo battuta, permettendo alle altre grandi potenze del cinema americano di vivere della rendita del passato.
Maleficent è uno specchio distorto. O meglio, lo specchio che riflette la nostra società distorta, a partire da una campagna promozionale che tocca le generazioni over 18. Mi ritrovo, per caso, in una hall piena di coppie dai 20 ai 40 anni. Do un’ occhiata alla locandina da lontano, alla fine mi faccio convincere ad entrare in sala. E sbaglio.
Maleficent è la fata cattiva che impone su Aurora, la figlia del re degli uomini, la maledizione del fuso. Al compimento del suo sedicesimo compleanno la principessa cadrà in un sonno temporaneo, con la possibilità di risvegliarsi solo col bacio del vero amore: quello che la malvagia non ha mai ricevuto.
Ma la magia è più forte dei sentimenti: Aurora si punge col fuso, cade nel sonno profondo, e non riesce a svegliarsi con il bacio del principino. Colpo di scena: a risvegliarla non è un uomo, ma una donna. E non una donna qualunque, proprio la fata della maledizione. Ecco che si accenna lo spin off, con l’aggiunta del tassello adolescenziale della creatura magica tormentata. Vive il suo primo amore proprio con Stefano, una personalità senza scrupoli che diventerà re dell’umanità. Scansata la prima debolezza ormonale, ruba le ali alla sua fata e si impossessa del regno degli uomini, nonché di una regina tanto bella quanto finta – che compare solo in un paio di inquadrature. Maleficent, derubata da questo uomo meschino, soffre del furto, tanto da acquisire un aspetto duro e cupo, quasi mono-espressivo. Aurora, nel frattempo, cresce in un casolare nel bosco. Ad accudirla le tre fate sbadate che, come nella fiaba originale, si sacrificano per il regno. Accade poi che la strada di Aurora incroci quella di Maleficent, pentita della maledizione imposta alla ragazzina. Aurora è attratta da quell’essere femminile fatato, dal suo mondo della brughiera, svelato dal regista – ahimé – solo sulla superficie visiva. La fata probabilmente rivede l’amato nei suoi occhi, risveglia le sensazioni positive del passato..
Questo sembra essere il punto dopo il quale, qualsiasi immagine venduta al pubblico, non mi sembra più convincente.
Angelina Jolie, la musa mummificata, nonostante sia nella sua maturità artistica e fisica, ha paura di fare un passo senza le sue ali fatate. Non traspare alcuna emozione sotto al viso truccato, nesuno spessore al personaggio protagonista. La nota stonata è proprio l’ ossessione di Maleficent nei confronti di Aurora. Non è la madre. Non è nessuno per la ragazzina. Non si capisce quale riflesso di se stessa voglia pretendere, vittima, oltretutto, di una storia più grande di lei. Chi sono gli uomini in tutto questo? Un punto di vista femminile così apertamente schierato e appiciccaticcio. Sotto il travestimento della fiaba non si risparmia nulla al genere maschile – costretto anche in sala dalle fidanzate.
Il risultato cinematografico: un film d’animazione posticcio, forzatamente per adulti. Evidentemente la mia generazione non ha macinato abbastanza VHS Disney. Non trovo alcuna giustificazione per l’esercito di ventenni attorno a me. Per una favola né dotata di messaggi maturi né ispirata alla più semplice morale d’infanzia. Trovo disturbante il genere favolistico, forma di racconto perfetta nel suo indirizzo classico, ma qui accostato all’amore tormentato della Jolie, un’elegante zitella dall’esistenza tormentata. Un’ibrida delusione.
Se la speranza non può essere riposta nella mia generazione, parliamo della precedente, quella che lavora per il cinema. Quello che mi chiedo è: ci siamo veramente detti tutto? I più talentuosi sceneggiatori del cinema spettacolare, un team di professionisti porta a compimento un complesso prodigio di tecnica digitale, ma carente nella caratterizzazione autoriale. Il mondo della Brughiera: elemento complementare alla recitazione, raccontato superficialmente e inevitabilmente sovrastante.
Che altro dire su una storia che si regge sulle lacune della protagonista.. Che il solido impianto della saga dei Star Wars ci venga in aiuto nei nuovi capitoli!
Date ai bambini quel che è dei bambini; date ai giovani quel che è degli adulti.
Giulia Peruzzotti
Maleficent
Regia: Robert Stromberg. Sceneggiatura: Linda Woolverton, . Fotografia: Dean Semler. Montaggio: Chris Lebenzon, Richard Pearson. Interpreti: Angelina Jolie, Elle Fanning, Sharlto Copley, Lesley Manville, Imelda Staunton . Origine: USA, 2014. Durata: 97′.