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Maigret torna al cinema

Il nuovo Maigret ha il volto di Depardieu

Dopo il Poirot diretto ed interpretato da Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo), un altro importante commissario riappare sugli schermi del cinema: il film Maigret segna difatti il ritorno del celebre investigatore francese dopo molti anni di assenza dal grande schermo (l’ultimo film è datato 1967, con protagonista Gino Cervi). A destare curiosità, però, non è solo il commissario, ma anche l’attore che lo interpreta, difatti il protagonista è Gérard Depardieu, che ricompare come protagonista in un ruolo importante.

Se Branagh per raccontare il suo Poirot sceglie una chiave molto pop, il regista Patrice Leconte decide invece di proporre una versione molto classica del personaggio nato dalla penna di Georges Simenon. Il film mette in scena un Maigret disilluso e acciaccato, non a caso la prima scena che lo vede come protagonista è una visita dal medico. Quello di Depardieu è un commissario che sembra aver costruito una corazza intorno a sé per evitare di essere colpito da tutte le brutture che lo circondano, ecco però che il caso di una ragazza minorenne senza identità né affetti trovata morta dopo un violento omicidio lo colpisce e lo coinvolge anche emotivamente. Burbero ma affascinante, Depardieu si trova bene nei panni del personaggio: l’attore francese dà corpo a un Maigret credibile che in alcuni passaggi sembra rispecchiare la biografia dello stesso Depardieu. Nonostante siano entrambi sovrappeso e un po’ in avanti con l’età, né Maigret né Depardieu sembrano essere demotivati nel proprio lavoro che, al contrario, svolgono piuttosto bene.

Il rischio di film come questi è quello di adagiarsi sulla storia e sul nome del personaggio tralasciando l’aspetto più strettamente cinematografico, Leconte però riesce a dare personalità al film dirigendo una pellicola non “di” Maigret ma “con” Maigret. Molto spesso l’occhio della macchina da presa osserva in modo attento ciò che lo circonda, scrutando con grande scrupolo l’ambiente circostante. Se questo è in qualche modo naturale quando il punto di vista è quello del protagonista che, ça va sans dire, fa dello scrutare il proprio punto di forza, è interessante invece quando ad essere scrutato è proprio Maigret, come nella già citata sequenza iniziale in cui lo spettatore ha la sensazione di spiare quella scena intima. Il film sembra ragionare proprio sull’atto dello sguardo e la decisa regia di Leconte calza in modo egregio con le atmosfere del film. Sono proprio le sensazioni e i non detti ad interessare al regista, che mette in scena una Parigi opaca ed elegantemente triste – un po’ come la ragazza assassinata, interpretata da Clara Antoons – in cui la morte violenta di una giovane donna sembra non importare a nessuno e, anzi, fa parte di una tragica normalità. Proprio come Simenon, Leconte non mette in scena un giallo tipico ma è più interessato ai rapporti umani e ad analizzare ciò che c’è oltre la superficie dell’omicidio. Tutti i personaggi vengono raccontati attraverso le loro fragilità ed è proprio in questi lati più intimi e oscuri che si trova il segreto che avvolge l’omicidio.

Solido e coinvolgente, Maigret è un film che in alcune sequenze si prende i suoi tempi – alle volte forse un po’ troppo – ma che nel complesso porta in scena in modo efficace il celebre commissario. Ci potrebbero anche essere le basi per altri film con protagonista Depardieu, chissà.

Andrea Porta

Maigret

Regia: Patrice Leconte. Sceneggiatura: Patrice Leconte e JérômeTonnerre. Fotografia: Yves Angelo. Montaggio: JoëlleHache. Interpreti: Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, Clara Antoons, Pierre Moure, Bertrand Poncet. Distribuzione: Adler Entertainment. Origine: Francia, 2022. Durata: 89’.

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