Spagna, estate 2012. Magda (Penelope Cruz) è un’insegnante in scadenza di contratto, ormai prossima alla disoccupazione, madre di Dani (Teo Planell), un ragazzino appassionato di calcio nonché sfegatato tifoso del Real Madrid, e moglie di Raúl (Àlex Brendemühl), professore di filosofia che ha da poco abbandonato il tetto coniugale per scappare con un’allieva. Durante una visita medica, alla donna viene diagnosticato un tumore al seno, curabile solo attraverso un invasivo, ed esteticamente compromettente, intervento di mastectomia. Sconvolta dalla notizia, Magda si reca ad assistere alla partita di pallone del figlioletto. Sugli spalti del campetto da gioco conosce Arturo (Luis Tosar), talent-scout delle Merengues, il quale mette immediatamente al corrente la giovane madre di essere stato favorevolmente colpito dal talento di Dani al punto da volerlo ingaggiare. “Una bella notizia nel bel mezzo di una giornata terribile!” Durante la conversazione, Arturo riceve una telefonata. La moglie e la figlia dell’osservatore sportivo sono state coinvolte in un grave incidente. Sconvolto, Arturo ha un mancamento e Magda si offre di accompagnarlo all’ospedale. Da questo momento in poi la vita di Magda si divide tra due distinti reparti ospedalieri, recandosi alternativamente in ambulatorio, per sottoporsi ai cicli di chemioterapia, e in terapia intensiva, per fare compagnia ad Arturo al capezzale della moglie in coma.
Difficile immaginare qualcosa di più brutto di questo Ma Ma – Tutto andrà bene. Julio Medem, regista basco, già noto per opere tutto sommato apprezzabili quali Gli amanti del circolo polare e Lucia y el sexo, ammucchia una bislacca cozzaglia di tematiche strappalacrime, condendola con un’impersonale messa in scena da fiction televisiva, in cui la recitazione impacciata, la pochezza asettica dei dialoghi e la banalità del linguaggio narrativo rappresentano un ripetuto colpo al cuore tanto della sospensione dell’incredulità quanto dello stesso buon gusto. Il film presenta tutti gli ingredienti del peggiore melò da piccolo schermo: il ginecologo canterino (Asier Etxeandia) che allieta i pazienti con melense improvvisazioni canore e ripetuti abbracci consolatori da fotoromanzo anni ottanta; bambine che muoiono e resuscitano, più o meno simbolicamente, in un gioco di improbabili riflessi a-temporali; e infine, la tematica sociale della crisi economica, annacquata in astrusi accenni alla fede, alla malattia, al valore della maternità e alla paura della morte prive di un benché minimo approfondimento concettuale ed emotivo, il tutto inserito all’interno di una sequela di banalità visive e atmosfere pseudo-oniriche il cui scopo è solo quello di cercare di dare sostanza e stile a un impianto fastidiosamente fragile, costruito appositamente per solleticare il sistema limbico di un pubblico in cerca di emozioni a buon mercato.
Ma Ma è un insieme di presunzione intellettualoide e sgradevole approssimazione che nemmeno la discreta interpretazione della Cruz – oltretutto convinta sostenitrice del progetto e produttrice – riesce ad arricchire. Non basta nemmeno l’uso interessante del montaggio, con le sue brevi e repentine accelerazioni temporali, a dare qualità a un’operazione che a tratti fa addirittura sperare in una presa in giro, che da un momento all’altro uno degli attori, o il regista stesso, si decida a rivolgersi alla camera da presa per dire: «Stavamo scherzando! Il film vero comincia ora».
E tuttavia, quando in sala è ormai trascorsa un’ora e mezza, e il seggiolino di velluto rosso sta già provocando le prime piaghe da decubito sulle sacre terga dello spettatore, tale speranza si trasforma inesorabilmente in rammarico per non aver deciso di rimanere a casa e passare la serata sul divano, davanti alla televisione, a godersi una meravigliosa puntata di Paura di amare o Distretto di polizia.
Manuel Farina
Ma Ma – Tutto andrà bene
Regia: Julio Medem. Sceneggiatura: Julio Medem. Fotografia: Kiko de la Rica. Montaggio Iván Aledo, Julio Medem, Yago Muñiz. Interpreti: Penelope Cruz, Teo Planell, Luis Tosar, Asier Etxeandia, Àlex Brendemühl. Origine: Spagna/Francia, 2015. Durata: 111’.